M5S, se ci sei batti un colpo (vs. 2.0)

par paolo
venerdì 16 gennaio 2015

Le dimissioni, attese e scontate di "re" Giorgio Napolitano, aprono la corsa per il Quirinale L 'occasione è di quelle assolutamente da non perdere, sia da un punto di vista istituzionale, perché stiamo parlando niente meno che dell'elezione del primo cittadino, sia dal punto di vista politico perché con questa elezione si avrà una chiara percezione di chi conta e di chi non conta nulla.

Si chiudono i nove anni di regno di Giorgio Napolitano, discusso e per alcuni molto discutibile presidente della repubblica, per altri invece autentico salvagente per la democrazia in uno dei periodi più critici della storia recente. E' indubbio che la figura del presidente della repubblica prevista dalla Costituzione italiana è meno "chiara" di quella in altre democrazie, dove peraltro essa generalmente avviene per suffragio popolare diretto. Le peculiarità istituzionali di garante e rappresentante dell'unità nazionale, per certi versi più formali che sostanziali, compresi alcuni passaggi parlamentari, sotto la regia di re Giorgio hanno subito una accelerazione a geometria variabile, in direzione di una pù forte influenza del capo dello stato nella vita politica e quindi nelle scelte di indirizzo del paese.

Molti a sinistra come a destra sostengono che Napolitano abbia ampiamente debordato dai suoi compiti istituzionali, instaurando una sorta di cabina di regia, più o meno occulta, che ha pesantemente condizionato la vita politica italiana, specialmente negli ultimi due anni dopo la sua rielezione, già di per sé elemento di assoluta novità. Particolarmente pesante è stato il giudizio sul suo comportamento subito dopo le ultime elezioni politiche, quando affibbiò a Pierluigi Bersani, vincitore perdente nelle urne, una sorta di mandato esplorativo che francamente aveva più il sapore della beffa, della umiliazione all'uomo prima ancora che al segretario dei DS. E' infatti cosa nota che Bersani non godesse di particolari simpatie da parte di Napolitano, probabilmente come antica ruggine tra vecchi "compagni" del defunto PCI. I comunisti è risaputo che tra di loro si sopportano a fatica e poi indubbiamente Giorgio Napolitano, figura storica del comunismo italiano al pari dei vari Paietta, Berlinguer ecc.., era noto per le sue spiccate tendenze "riformiste", che lo allontanavano non poco dall'ortodossia di partito.

Sta di fatto che il non aver consentito un passaggio alle urne per invece affidarsi ad un governo tecnico come quello di Mario Monti, e successivamente ai due governi politici, anch'essi non usciti dalle urne, come quelli di Enrico Letta e Matteo Renzi, è stato ritenuto un vero e proprio vulnus, qualcuno dice "golpe", per la democrazia.

I moderati invece, sia quelli di matrice sinistroide che quelli di area cattolica, tra i quali indubbiamente i seguaci del premier Matteo Renzi, lo hanno invece giudicato come una autentica "manna dal cielo", ritenendo che abbia letteralmente salvato il paese da una deriva oscura, quando si concluse il ciclo di Berlusconi con uno "spread" che puntava verso i 1000, una economia che stava avvitandosi in una crisi senza precedenti e un caos politico ulteriormente aggravato dalla presenza di una nuova consistente forza politica uscita dalle urne, ovvero il M5S di Beppe Grillo, che professava la distruzione del sistema e delle istituzioni, partiti in primis.

E qui siamo al dunque. Nella seconda rielezione di Giorgio Napolitano i pentastellati brillarono per la loro solita mania compulsiva di "non voler sporcarsi le mani" con la ciurmaglia degli altri partiti, ovvero di scegliere soltanto tra i candidati che "piacciono" a loro. Naturalmente ci fu la farsa del solito "referendum online", dove qualche migliaio di iscritti ndicò una lista di papabili, lista di cui ovviamente non esiste garanzia che non fosse stata filtrata dal "joystick" Grillo -Casaleggio. Emersero tra altri due nomi, quello di Rodotà e quello di Romano Prodi che il M5S poteva appoggiare. Quando sembrava scelta fatta dal momento che il PD, in una assemblea giacobina dove tutti, renzisti compresi, giurarono sul nome di Prodi, aperte le votazioni i pentastellati ritirarono la manina. Salvarono la faccia soltanto perché 101 franchi tiratori piddini impallinarono a loro volta Prodi, con molti sospetti che caddero proprio su Renzi. Un Renzi che da prima donna qual è, mal vedeva un grosso calibro come Prodi sulla sua strada verso l'Olimpo. 

Sta di fatto che questa frenesia nel non voler sporcarsi le mani, ovvero di votare solo loro stessi in attesa di un voto plebiscitario degli elettori, ha frizzerato oltre un quarto di speranzosi italiani che, votando questi casti e puri rappresentanti delle istituzioni, è come se avessero buttato il loro voto nel cesso.

La storia rischia purtroppo di ripetersi perché le dichiarazioni di tutti i maggiorenti pentastellati sono del tipo: "Se indicano un nome di rispetto, persona onesta e non compromessa, di comprovato valore morale ecc... noi siamo disposti a confluire su quel nome". Che è esattamente la ripetizione di quanto già visto e che tradotto dal politichese (checché ne dicano) in lingua corrente significa una "beata minchia", detta in siculo , oppure "una sega" in toscano. E il perché è evidente, il presidente della Repubblica viene eletto non direttamente dal popolo ma da un migliaio di politici riuniti in conclave (deputati, senatori e rappresentanti delle regioni) e, a parte i requisiti di fondo, ovvero avere compiuto il 50esimo anno di età e il godere dei pieni diritti civili e politici ecc, come requisito non costituzionale ma di affermata consuetudine, c'è anche quello di essere profondo conoscitore dei meccanismi parlamentari. Ergo un vecchio arnese della politica di consolidata caratura, ergo uno che il M5S vede a priori come fumo negli occhi, dal momento che, a parte loro che sono la crema del meglio, tutti gli altri fanno schifo e sarebbero da bruciare sul rogo.

Speriamo quindi che un po' di esperienza in più, qualche rovescio elettorale rimediato, la migrazione dei transfughi su altre sponde e le ultime di Grillo, che sembra per la verità un po' rinsavito, evitino di consegnarci un presidente al quarto passaggio quando vale la maggioranza assoluta dei 505, come frutto del "Patto del Nazareno" tra l'appena quarantenne incline ai compromessi e il quasi ottantenne che i compromessi li fa solo quando servono a lui.

Quindi cari pentastellati o grillini, datevi una svegliata! Concordate un nome con i piddini o i salvini e i berluschini, che sia il meno peggio, oppure dite subito e a scanso di equivoci che l'uomo giusto lo proponete voi e vi aspettate un appoggio dai piddini in cambio di una visione meno talebana della politica. Insomma fate un accordo alla luce del sole, un compromesso, una scelta a minor danno, quello che volete, ma sporcatevi le mani, insozzate il vostro "pedigree" di immacolati. Questo è la politica, altro è solo militanza ideologica.

Così come siete non servite a niente e questa è l'ultima occasione per contare qualcosa.


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