M5S: ne resterĂ  soltanto uno!

par Carlo Santi
giovedì 20 giugno 2013

Contro l'attuale situazione al Movimento 5 Stelle servono risorse umane, non espulsioni. L'alternativa? Che ne rimanga uno solo. Higlander: l'ultimo immortale.

In realtà è la frase di un celebre film, ma ben si calza al MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Se la battuta fa ridere, beh... non è una battuta, ma la dura realtà.

Per carità, ognuno nel proprio partito fa le regole che meglio crede per sé e per i propri elettori. Ognuno è quindi libero di aumentare, diminuire, rinunciare o selezionare i consensi. Ci sarà sempre chi li cerca ovunque e a chi non gliene può fregar de meno. Il fenomeno di Grillo e la grande sua capacità di catturare l'attenzione della gente è innegabile, e qui non viene messa in discussione. Come non è intenzione di questo articolo mettere in discussione le regole che il movimento si è dato: la democrazia vuole che sia così. Ma che regola è quella che se non sei d'accordo, devi per forza essere espulso?

La regola democratica prevede il rispetto della diversità, la capacità di fare sintesi, condividere obiettivi comuni e, per farlo, convogliare le idee migliori verso una maggioranza, meglio se qualificata. Non esiste democrazia che possa prevedere che ne... rimarrà solo uno. E quell'uno sarà ritenuto immortale, unico, puro, illuminante e saggio. È la regola del movimento quella di espellere chi non la pensa allo stesso modo?

Se così fosse, va bene, è un diritto democratico anche questa "strana" opzione, quindi nessun problema. Ma così ci si appiattisce, si svuotano le idee, anche fossero diverse l'una dall'altra. Il bello della politica è parlarne, confrontarsi, decidere insieme, determinare risultati, valutare obiettivi. Non sempre è possibile andare d'accordo, non sempre si condivide la stessa idea o percorso per raggiungere l'obiettivo. Siamo in tanti, diversi fra noi nella cultura, mentalità, esperienza, maturità, e orientamento politico. Il MoVimento 5 Stelle è nuovo sulla scena politica nazionale, il risultato elettorale lo ha premiato per "fare" e non per "abusare" del tempo a disposizione dei Parlamentari in vicende che non portano benefici alla popolazione.

Inibire la libera circolazione delle idee rischia di far diventare il parlamentare del M5S un adepto, un seguace, un sacerdote della fede grillina, e non un libero e indipendente rappresentante del Popolo. Questo è un pericolo immane per la democrazia partecipativa, e non è la rete, con le sue immense limitazioni, a governare il Paese, bensì gli eletti. E si sappia, gli eletti sono tali se vengono "eletti", appunto, e a mandarli in Parlamento non è stata la rete, bensì il voto di milioni di italiani e non 40mila attivisti registrati e vidimati digitalmente da un programma installato nel server del Blog di Grillo (che poi non è nemmeno suo).

Tempo fa Beppe Grillo lanciava un grido d'allarme: "aiutatemi, non posso farcela da solo", diceva dal suo Blog. Ebbene Grillo, fatti aiutare da chi vuoi, crea una struttura organizzata, assumi gente valida, fatti aiutare da persone esperte della politica, del sociale, dell'ambiente, della giustizia, del lavoro, della finanza, del fisco. Per farlo, serve gente e non espulsioni, servono risorse umane e non meri adepti che ti danno solo ragione e basta, servono idee e non fede incondizionata. E servono soldi per pagarli, cioè quel denaro che tu dici di non volere a tutti i costi, ma è innegabile che serva (poi andranno trovati in altro modo rispetto a come avviene ora, ma questo è un altro discorso).

Altrimenti ne rimarrà solo uno, e nemmeno questo fa bene alla democrazia e alla libertà.


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