M5S: come si spiega la strana decisione di invitare i suoi a denunciare chi violi le norme di comportamento?

par Aldo Giannuli
mercoledì 19 dicembre 2018

Ovvero: come buttare le mani avanti… Come si sa, il M5s ha un suo sommario regolamento interno, il “non statuto” integrato da alcune norme di comportamento via via aggiunte.

Ora, dopo quasi sette anni dalla formazione del non statuto, giunge questa decisione di invitare gli aderenti a denunciare ai probiviri comportamenti contrari alle norme di comportamento (si immagina che la misura riguardi soprattutto, se non solo, eletti nel parlamento nazionale, europeo o negli anti locali).

Ignoriamo sino a che punto le denunce possano essere anonime, apocrife o nominali e certificate, ma questo non è il punto, anche se la questione andrebbe chiarita molto bene.

Ci chiediamo il perché di questo che suona come una sorta di invito alla delazione (anche se la sorveglianza del buon costume è comunque un dovere di ogni militante di un movimento politico) che giunge solo ora a ben sette anni dalla formazione del corpus normativo del movimento.

E’ probabile che l’inizio della storia risalga alla tarda estate, quando IlSole24ore scoprì che uno dei più attivi deputati europei del movimento (uno che strapazzava apertamente Junker esigendo una certa competenza economica) non aveva la laurea che dichiarava di avere nel proprio curriculum.

La Bocconi ne confermava l’iscrizione ed il versamento delle rate ma non il conseguimento della laurea cui mancavano moltissimi esami. La cosa scatenò un pandemonio nel met up milanese e poi, di riflesso, in tutte le alte sfere del M5s.

Sinceramente non ricordo esattamente il nome dell’estroso parlamentare (che mi richiama Oscar Giannino), ma non ho nessuna voglia di perder tempo a cercarlo perché è assolutamente irrilevante ai fini dei nostro ragionamento.

Un brivido freddo scese lungo la schiena degli esponenti maggiori del movimento che compresero si essere stati messi nel mirino: prima delle elezioni europee i curricula di parlamentari e consiglieri del M5s sarebbero stati messi sotto la lente di ingrandimento e di sorprese, magari, non ne sarebbero mancate.

Ci sarebbe stata (secondo le voci giornalistiche) una sommaria revisione dei vari curricula, ma verificarli uno per uno sarebbe stata impresa improba, magari adatta ad una agenzia investigativa, ma le leggi sulla privacy lo avrebbero impedito.

Di qui la decisione di chiedere agli aderenti una mano, magari nella speranza che chi dovesse avere una coda di paglia provvedesse tempestivamente a ritirare e riscrivere la propria presentazione nel web.

Può darsi che funzioni e può darsi di no, ma qualche domanda dovrebbero farsela quanti pensano che il modello di partito non organizzato, tutto web e senza strutture locali e nazionali sia poi così, efficiente e democratico come si dice.

Aldo Giannuli


Leggi l'articolo completo e i commenti