Luigi Ciotti: «Vogliono colpire la libertà d’informazione»

par Pietro Orsatti
lunedì 22 giugno 2009

L’intervista - Don Luigi Ciotti: «Le mafie sono un problema nazionale, non solo di alcune regioni»

di Pietro Orsatti su Terra

«Oggi è un giorno di festa, ma non voglio ringraziare nessuno. Perché non c’è nessuno da ringraziare. Qui ci sono solo persone che hanno fatto la loro parte. Ecco, basterebbe che ciascuno di noi facesse il proprio dovere e basta».

Luigi Ciotti ha inaugurato il 19 giugno il Festival dell’impegno civile “Le terre di don Peppe Diana”, e anche se è evidente la soddisfazione di aver avviato un nuovo progetto di riscatto sui terreni confiscati alla camorra, l’attenzione e la verve polemica non sono certo acquietate. «Si abusa sempre di questa definizione: società civile. Per me esiste il concetto di società responsabile, e il suo manuale, il punto di riferimento continua a rimanere la Costituzione. Ci sono forze che oggi la vogliono cambiare. La nostra battaglia è quella che i principi fondamentali, le regole della nostra società, rimangano questi».

Il testo sulle intercettazioni colpisce pesantemente uno dei principali strumenti d’indagine contro le mafie. Ma il governo esclude questa eventualità. Chi ha ragione?
E’ chiaro che sono necessari dei criteri e delle regole, ma non quelli che bloccano i canali che apparentemente indagano su questioni e reati estranei a quelli tipici della mafia, ma che possono individuare soggetti e sistemi criminali organizzati. È la storia che ci ha insegnato tutto questo.

Sembra che un obiettivo del ddl Alfano sia quello dell’informazione. È così?


Certo che si vuole colpire il mondo dell’informazione. Ripeto, dei criteri ci vogliono per evitare semplificazioni e facili scandalismi, però togliere le condizioni di una corretta informazione no, questo no. Che sia seria, coerente, documentata, rispettosa, però nessuno può togliere questo diritto e questa libertà. Capisco che ci sia qualcuno che abbia qualche interesse, i fatti che emergono in questi giorni, che coinvolgono personaggi pubblici creano allarme nella politica.

Si tratta di una legittima richiesta di privacy?
Si vogliono fare leggi più per tutelare una serie di persone, le loro vicende personali, i loro intrallazzi, che per proteggere giustamente la privacy. Io non sono perché vicende personali finiscano sui giornali. Però, che da questo si nasconda e si cancelli tutto il resto lo ritengo inaccettabile.

Oggi sembra esplodere, fra lo stupore generale, il fenomeno delle mafie al Nord.
A me fa sorridere questa scoperta. La mafia nel Nord del Paese è una realtà di sempre. Bardonecchia è stata commissariata anni fa per infiltrazioni mafiose, allo stesso tempo da anni si conosce la dimensione di penetrazione a Milano e Torino. Che non si stupiscano. Le mafie non sono un problema di alcune regioni. Le mafie sono un problema nazionale. E poi ampliamolo il concetto. Se le mafie sono meno evidenti al Nord non mi sembra che la corruzione e il malaffare non siano assenti da queste realtà. Sono troppe le persone che hanno depenalizzato nella propria coscienza molti reati.


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