LottizzeRai

par Francesco Zanfardino
martedì 21 aprile 2009

L’altroieri hanno fatto tanto scandalo le indiscrezioni di stampa sul vertice a casa Berlusconi sulle "nomine Rai". Su due nomi "non ci piove", come detto da un partecipante al vertice, ovvero il passaggio di Mauro Mazza dal Tg2 alla direzione di RaiUno, e il gran ritorno al Tg1 di Clemente Mimun, attualmente direttore del Tg5 (e, inutile da dire, fido del Cavaliere, assieme a Mazza). Poi vari nomi dall’incerta collocazione: al Tg5 in pole position c’è Maurizio Belpietro, fidatissimo direttore berlusconiano del berlusconiano Panorama, che però è anche in corsa per il Tg2, insieme ai più moderati ma comunque vicini al premier: Orfeo (direttore Il Mattino), Napoletano (direttore Il Messagero) ed anche l’altro berlusconianissimo Minzolini (editorialista La Stampa), quest’ultimo in corsa anche per sostituire Belpietro a Panorama. Persino le croniste di Tg1 e Tg2 al seguito del premier, la Petruni e la Colucci, trovano posto in questo scacchiere, come probabili direttore e vice direttore di RaiDue (e comunque diventerebbero vicedirettori dei rispettivi Tg). Ed altre nomine simili, tutte caratterizzate dalle "inclinazioni" (lascio a voi l’interpretazione del termine...) verso Sua Emittenza, Berlusconi. Che, da proprietario dell’altro membro del duopolio televisivo, Mediaset, sceglie a casa sua chi deve comandare nelle reti avversarie.


Nemmeno tanto indiscrezioni, visto che, nonostante "a caldo" l’onnipresente Bocchino smentiva dichiarando "ma quale Rai, abbiamo parlato di Abruzzo", oggi Berlusconi stesso ha confermato, sostenendo che la riunione si è fatta a Palazzo Grazioli "per risparmiare". Anche se ha detto che i nomi circolati sono inesatti, e che ha in mente una "sorpresa". Già, magari oltre a Belpietro a completare il quadretto ci troveremo Feltri, Ferrara e Mario Giordano.

Sinceramente però non capisco perchè ci si stupisca: siamo pur sempre nel Paese dove la RAI nei secoli immemori è stata sempre totalmente gestita dalla politica e dalle sue spartizioni; siamo pur sempre nel Paese dove si ritiene un "finto scandalo" che un Premier agisca sui direttori dei Tg della RAI per controllare il consenso, o che telefoni il direttore generale per segnalare attricette in cerca di carriera; siamo pur sempre nel Paese dove il conflitto d’interessi è considerato un’invenzione dei maligni; siamo pur sempre nel Paese dove il giornalismo indipendente è una nettissima minoranza, e dove perfino nelle trasmissioni della domenica si ha paura a nominare il nome di Sua Emittenza invano (assolutamente da vedere il video della puntata di Domenica In di Pasqua, e l’irriverente articolo che Gramellini della Stampa ha scritto sul fatto). Ci si finisca di stupire, e chi di dovere, giornalismo indipendente e partiti meno coinvolti, comincino a battagliare sul serio per la libera e buona informazione. E per un vero servizio pubblico.
 


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