Lotta di classe a Washington contro i lavoratori

par Ezio Boero
venerdì 28 febbraio 2025

Trump odia i lavoratori se si organizzano per i propri diritti. 

Paradossalmente, è uno dei due presidenti degli Stati Uniti che è stato iscritto ad un Sindacato, quando ha partecipato a “The Apprentice”, una serie televisiva in cui i concorrenti erano in concorrenza in abilità negli affari e gli episodi si concludevano con Trump che eliminava uno di loro urlando la frase «You're fired!» («Sei licenziato»). L'altro sindacalizzato fu Reagan, segretario per 10 anni del Sindacato attori, poi presidente degli USA, licenziò nel 1981 tutti gli assistenti di volo in sciopero aprendo una lunga fase di intimidazioni padronali che portarono ad anni di riflusso del sindacalismo statunitense.

Trump e il suo nuovo amico Musk hanno aperto ora una nuova fase di licenziamenti; questa volta di pubblici dipendenti ma con inevitabili riflessi su tutto il mondo del lavoro. Lo scopo dell'iniziativa in corso, affidata al miliardario Musk, è di abbattere il già misero Stato Sociale degli USA, licenziando migliaia di dipendenti pubblici, molto più sindacalizzati di quelli del settore privato, e ricavare così risorse per diminuire le tasse dei ricchi.

Come abbondantemente prevedibile, salvo che per le anime belle che ritenevano i candidati presidenziali dei due partiti esattamente uguali tra loro in tutte le loro politiche, quotidianamente si svolge un’aggressione sfacciata del nuovo regime verso quelli che negli USA si chiamano “civil servant”, i funzionari pubblici. I quali, finora, per garantirne l'imparzialità, sopravvivevano all'alternarsi dei governi e invece oggi sono sotto attacco nelle agenzie federali dove svolgono il loro lavoro. Alcune agenzie sono sostanzialmente chiuse, altre sono messe in condizioni di non poter operare (come quella dei diritti del lavoro), in altre ancora sono stati bloccati i contratti collettivi di lavoro da poco rinnovati.

Ciò che accade era già tutto scritto, sia nella bibbia del “Presidential Transition Project 2025”, un testo scritto da teorici revanscisti, applicato ora da Trump, sia in varie esternazioni. Ad esempio, quella del settembre 2021 dell'ora vice presidente J.D. Vance: che aveva predetto che Trump avrebbe “licenziato ogni singolo burocrate di medio livello, ogni funzionario pubblico dello stato amministrativo” e “sostituito col nostro popolo”. Vance aveva aggiunto che “quando i tribunali lo fermeranno”, la volontà di Trump come “capo della giustizia” avrebbe dovuto solamente essere rispettata.

Secondo il New York Times, sarebbero ventimila i licenziamenti già intimati, a cui occorre aggiungere altri 75.000 impiegati che, nelle scorse settimane, hanno accettato l'incentivo minaccioso alle dimissioni che aveva aperto il piano di Trump. Che sarebbe quello, per cominciare, di licenziare quasi tutti i 200.000 dipendenti pubblici in prova, assunti da meno di un anno.

Tra i tanti casi che si succedono giornalmente, uno significativo delle conseguenze che essi comportano è il licenziamento di 300 addetti della Federal Aviation Authority (FAA), l'ente che controlla la sicurezza dei voli aerei: da quando Trump è entrato in carica, ci sono stati negli USA quattro incidenti aerei nei cieli statunitensi, cosa che Trump ha tranquillamente riversato, seppur ciò si sia rivelato falso, sul fatto che l'Ente aveva assunto persone inesperte per assecondare quella che lui sostiene sia un'eresia: il sistema delle “quote” per le donne e le minoranze.

La recente mail di Musk a tutti i lavoratori pubblici («Rispondi a questa e-mail con 5 righe su ciò che hai portato a termine la scorsa settimana e ringrazia il tuo manager») è stata confermata su X (ex Twitter, di proprietà dello stesso Musk e usata come suo megafono), lasciando in dubbio se la mancata risposta sarebbe stata considerata una rinuncia al posto di lavoro. Di fronte al dissenso della dirigenza di molte Agenzie (tra cui Dipartimento della Difesa e FBI), pure l'Office of Personnel Management (l'ufficio del personale federale centrale) ha messo in pausa il “censimento” riservandosi di decidere come gestire le email dei lavoratori che avevano risposto.

In tale contesto, in cui Musk appare un troll provocatorio e senza limiti nei suoi poteri, non solo le persone che lavorano su progetti che Trump vuole cancellare sono messe in varie forme di fronte al licenziamento o alle dimissioni, ma pure stanno scomparendo grandi quantità di informazioni conservate presso l'amministrazione pubblica, che sono cancellate dai “ragazzi di Musk” o lo sono da dirigenti che si portano avanti col lavoro per timore di perdere il posto. Si stanno rimuovendo, con l'utilizzo di alcune parole chiave, tutte le tracce di provvedimenti delle precedenti amministrazioni pubbliche che non sono allineate alla visione politica e ideologica MAGA. Scrive Alessio Marchionna su Internazionale che volontari di varie università o organizzazioni stanno cercando, a tappe forzate, di salvare le informazioni sullo Stato sociale che andrebbero perse per sempre. La vicenda ricorda il libro di Ray Bradbury, “Fahrenheit 451, in cui alcune persone conservano, ciascuna di loro a memoria, uno dei tanti libri che un potere dittatoriale aveva deciso di bruciare perché vuole che la gente conosca e pensi solo quello che vuole il governo.

Uno dei bersagli privilegiati della cancellazione degli archivi, e prossimamente di testi di insegnamento scolastico “sgraditi”, da parte del binomio Musk-Trump, in cui non sempre chiaro chi sia il Presidente eletto, è l'“ideologia di genere”. Ma anche la lotta alla pandemia e al cambiamento climatico, oppure la ricerca scientifica in direzioni che Trump non condivide. A tale scopo, la Casa Bianca ha congelato miliardi di dollari di finanziamenti alle università e agli istituti di ricerca e/o ha messo in posizioni chiave di Enti dove è possibile una nomina presidenziale persone apertamente ostili nei confronti del mondo scientifico e spesso senza grandi competenze in materia.

Contemporaneamente Trump ha attaccato le agenzie federali, in teoria indipendenti dal governo per garantirne l'imparzialità, come la Securities and Exchange Commission, la Federal Trade Commission e la Federal Elections Commission. Agenzie, istituite in epoche storiche in cui era utile almeno far finta di mettere un controllo quotidiano sul capitalismo sfrenato, nello specifico di quello finanziario. Trump ha imposto infatti che ogni regolamento e proposta delle agenzie dovrà passare attraverso l’Ufficio di Gestione e Bilancio della Casa Bianca a cui ha insediato un cane da guardia del profitto individuale.

Tornando in tema di Lavoro, Trump ha bloccato l'attività dell'agenzia National Labor Relations Board (NLRB), costituita nel 1935 nel periodo del New Deal di F.D.Roosevelt, che deve tutelare il diritto dei lavoratori a sindacalizzarsi. E ha fatto licenziamenti di massa nella Equal Employment Opportunity Commission (EEOC) e della Federal Labour Relations Authority (FLRA), agenzie anch'esse con compiti di garantire i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Del NLRB ha esautorato non solo la Direttrice, come di solito avviene, con la pratica dello spoils system al cambio di amministrazione tra democratici e repubblicani ma ha anche licenziato un altro membro del consiglio direttivo insediato da Biden e non ha ancora nominato i sostituti di entrambi, onde lasciare l'agenzia senza quorum per prendere decisioni a livello nazionale. Non essendoci prove di suoi atti contrari alla missione dell'agenzia, il licenziamento di quest'ultimo è sicuramente illegale ma il ricorso sarà ovviamente cassato da una Corte Suprema federale ormai a maggioranza reazionaria.

Occorre ricordare che il NLRB è stato negli scorsi 4 anni di notevole aiuto alla sindacalizzazione, impedendo licenziamenti di ritorsione degli organizzatori sindacali o cercando i ridurre le costanti attività di “union busting”, di contrasto della sindacalizzazione, affidate dalle multinazionali ad agenzie specializzate dalle altissime parcelle che organizzano assillante propaganda e riunioni a partecipazione obbligatoria per intimidire i dipendenti che vogliono votare a favore del Sindacato in azienda.

Guarda caso, Jeff Bezos, capo di Amazon, uno dei miliardari alle spalle di Trump al momento della cerimonia di insediamento, ne ha subito approfittato per denunciare come illegittima la recente sindacalizzazione, la seconda in un'azienda leader dell'antisindacalismo, di un negozio di Baltimora di Whole Foods, una catena alimentare bio incorporata nel gruppo Amazon. E ancora Bezos si è aggiunto alla cordata di Musk che attende speranzosa un pronunciamento della Corte Suprema che giudichi addirittura anticostituzionale il ruolo del NLRB. Come a dire che il fatto che i lavoratori statunitensi cerchino di organizzarsi nel proprio posto di lavoro è contrario ai dettami dei fondatori della Nazione.

In tema di lavoro, Trump ha recentemente ribadito il suo desiderio di privatizzare, per fare spazio a società private, il servizio postale pubblico degli Stati Uniti (USPS), che quest’anno celebra il suo 250esimo anniversario. Non intendendo più sovvenzionare le perdite finanziarie di USPS, il Presidente dal governo più ricco in patrimonio della storia, decide così di non garantire più la distribuzione della posta a eguale tariffa in tutta la grande Nazione, col rischio di un'interruzione della consegna nelle comunità rurali. Il 13 febbraio, il Sindacato National Association of Letter Carriers (NALC), ha lanciato una campagna di mobilitazione degli addetti e dei cittadini denominata “Fight like hell”, cioè “Combatti come l’inferno” per difendere il ruolo sociale delle Poste pubbliche, che, coi loro 640.000 dipendenti, sono anche il più grande posto di lavoro riservato ai veterani militari.

Complessivamente in queste poche settimane sta dunque avvenendo il più grande attacco mai accaduto negli Stati Uniti all'ordine politico liberale che si è evoluto negli USA dal New Deal al neoliberismo e che comunque doveva fingere di avere una qualche attenzione all'equilibrio dei poteri e alla tutela delle differenti opinioni. Si assiste invece ad un vero e proprio cambio di regime che, disvelando il vero volto della classe dominante statunitense, potrebbe in poco tempo portare ad un autoritarismo che non accetterà alcuna forma di opposizione, favorito da pervasivi sistemi tecnologici di controllo nelle mani della persona più ricca del mondo. Il quale dispone ora, avendo saccheggiato e incamerato nei propri archivi (che sono quelli del Dipartimento per l’Efficienza Governativa DOGE, nemmeno votato in Parlamento) informazioni sensibili di milioni di statunitensi (dati anagrafici, lavori effettuati, cartella sanitaria) che sono custodite nelle agenzie che si occupano (finora) del misero Stato Sociale statunitense, cercando finora di proteggerle da attacchi informatici o da usi privati.

Questo sta accadendo con un Presidente che è il più ostile ai diritti collettivi dei lavoratori da più di un secolo, mettendo in gioco la cancellazione di diritti collettivi e individuali per i quali sono stati necessari anni e anni di lotte per conquistarli.

Malgrado l'opposizione sembri essere stordita dalla quantità e dalla pericolosità delle politiche annunciate in continuazione, il Federal Unionists Network, un'associazione informale di lavoratori pubblici e cittadini, ha organizzato il 19 febbraio un primo giorno di azione nazionale, con lo slogan “Save Our Services”, per riunire i lavoratori federali e i loro sostenitori in manifestazioni in tutto il Paese. Ed anche manifestazioni di fronte alle concessionarie di Tesla; azienda, come avvenuto anche nell'acquisto di Twitter, ora X, dove aveva applicato politiche di intimidazione e di allontanamento di lavoratori che ora trasferisce all'azienda-Nazione.

Inoltre, sulla storica rivista progressista Mother Jones, è pubblicizzata una raccolta firme (FIRE Elon Musk), promossa da Common Cause, che chiede l'immediato allontanamento di Elon Musk dalla posizione di influenza che gli è stata affidata, che gli ha consegnato un accesso senza precedenti ai più alti livelli del governo (partecipandone pure alla riunione), malgrado non sia stato nemmeno votato dai cittadini. La petizione prosegue con “Non ci vuole un genio per vedere cosa sta succedendo: Musk e Trump vogliono sostituire i funzionari pubblici qualificati coi compari politici la cui unica lealtà è verso di loro e poi tagliare miliardi di dollari dai servizi pubblici per riempire le tasche dei loro compagni miliardari”. La sfacciataggine di Musk è evidenziata dal Washington Post del 26 febbraio: mentre taglia i dipendenti e in seguito le risorse federali destinate al popolo, le aziende di Musk sono state tra le maggiori beneficiarie di aiuti statali, avendo ricevuto in un ventennio almeno 38 miliardi di dollari in contratti governativi, prestiti, sussidi e crediti d’imposta. Cioè, al fatto che sia diventato l'uomo più ricco del mondo hanno contribuito tutti i cittadini statunitensi.

 

Fonti principali:

Unions resist Trump’s threats to privatize U.S. Postal Service, UNI GloAL Union, 17.2

J.McCartin, Trump and Musk’s War on Workers, Dissent, 21.2

N.Marques, Trump and Musk’s next target: Social Security, the largest social program in the US, Peoples Dispatch, 21.2

A.Merlan, Elon Musk’s Email Was an Excuse to Troll Federal Workers, Mother Jones, 24.2

Alessio Marchionna, Archivisti in trincea, Internazionale Americana, 26.2

https://www.commoncause.org/
 


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