20 mila metri quadri di capannoni a Enfield appartenenti alla Sony DADC e utilizzate come deposito della Pias, il più grande distributore in Inghilterra di label indipendenti, sono stati messi a fuoco lunedì sera provocando la distruzione delle migliaia di cd che erano stoccate. Per molte etichette era l’unico deposito in cui avevano le proprie scorte e quindi sono in tanti ad aver perso praticamente tutto. Oggi ci si comincia a leccare le ferite, a capire a quanto ammonta il danno totale e per chi, e ovviamente a partire con la solidarietà.
L’ultimo
comunicato della Pias è di ieri e
recita:
Latest update – Sony DADC have actioned their Business Continuity Plan and are back up and running from a new control room in Enfield. PIAS continue to work with them to minimise the impact on the business, a number one priority for all our labels and clients. Sony DADC have identified a temporary distribution partner and it is envisaged that they will be in a position to pick, pack and ship orders in the course of next week.
This follows an earlier statement regarding a fire last night at the SonyDADC warehouse, which services the physical distribution for PIAS in the UK and Ireland. PIAS’s UK offices in London and all other areas of our business are unaffected.
We will continue to communicate directly with all our labels and partners through the coming hours and days.
We wish to thank everyone for the overwhelming messages of support.
Pochi minuti fa, però il
Ceo di Pias Uk ha
rilasciato sul sito una dichiarazione in cui spiega che il deposito non è della Pias ma della Sony (in molti, dice, si stanno sbagliando), ringrazia questi ultimi per l'aiuto che stanno dando e spiega che "
sono tempi difficili per noi, i nostri artisti, le nostre etichette e tutto il settore indie che rappresentiamo in maniera ampia, ma siamo determinati ad uscire da questa situazione nel miglior modo possibile".
Tante e note le case colpite:
4AD,
Warp,
Beggars Banquet,
Thrill Jockey (che dovrebbe aver perso circa 300.000 $),
Matador,
Touch&Go,
Domino,
Rough Trade, per citare le più famose, ma come ha detto
Martin Mills capo del Beggar Group, il gruppo che racchiude tante delle
label i cui materiali sono andati distrutti nell’incendio, il danno per loro è sicuramente enorme (hanno perso 750 mila lp), ma fortunatamente avevano delle scorte anche in altri magazzini, il problema è soprattutto per le etichette più piccole. Ad ogni modo, ha concluso, per il settore è un giorno “Orribile, orribile”.
La macchina della solidarietà, di contro, si è subito messa in moto soprattutto in
rete. L’idea dell’
Association of independent music è quella di
comprare i formati digitali degli album distribuiti dalla Pias così da dare un po’ di respiro alle label colpite; un appello raccolto da tantissimi utenti di twitter che hanno rilanciato il messaggio (ma c’è anche chi si è attrezzato per fare
playlist da comprare, come il sito
The Quietus o
Ben Wileman della Wichita).
Colpiti dall’incendio, tra gli altri, anche gli Arctic Monkeys che hanno visto andare, letteralmente, in fumo il loro nuovo singolo che sarebbe dovuto uscire il 15 agosto e che per ora sarà acquistabile solo in forma digitale dal loro sito, così come Charlie Simpson che aspettava di veder venduto il suo cd a partire da lunedì.
Da gesti isolati di solidarietà si è arrivati a creare una vera e propria
campagna di sostegno alle
label colpite. Sul sito
Labellove (l’
account twitter è
@_label_love_ e l’
hashtag #labellove) il cui scopo è quello di "provare a guidare l'industria musicale sia dal lato dell'artista che del pubblico, ma anche di vedere se riusciamo a raccogliere dei soldi per sostenerli nei momenti duri che ci saranno" si è attivata una raccolta fondi.
Dan Salter, uno degli inventori del sito,
riporta The Guardian, ha dichiarato: "Siamo stati piacevolmente inondati di offerte d’aiuto e supporto per questa idea, e stiamo cercando di concentrarci nel cercare di organizzare una serie di
live per aiutare la causa”. Anche la
BBC si è mossa e, nel momento in cui scriviamo, la
BBC 6 Music sta passando le canzoni dei gruppi i cui album sono andati bruciati.
Per quanto il termine indipendente possa far pensare a un fenomeno ridotto, non è esattamente così. Il
mercato cosiddetto “
indie” (termine che genera continue discussioni e che si riferisce genericamente a
label che sono – più o meno – indipendenti dalle
major), infatti, non è affatto secondario. Non è un caso che
a gennaio fece un bel po’ di clamore il primo posto degli Arcade Fire nella classifica di Billboard. Il gruppo canadese, infatti, è pubblicato dalla
Merge Records, etichetta indipendente e continua a non essere un caso il fatto che la
radio Pubblica americana NPR sia una manna per la
diffusione di questo genere nel mondo (dsa non perdere i “
First Listen”)
Qui trovate tutte le label distribuite dalla PIAS.