London riots: fiamme, arresti, feriti... teppisti o rivolta sociale?
par Laura Murino
martedì 9 agosto 2011
London's Burning... oggi non è solo il titolo di una famosa canzone dei The Clash, ma da sabato notte è diventato realtà.
Giovedì 4 agosto è stato ucciso Mark Duggan, un uomo di 29 anni, dal Met, la polizia metropolitana londinese, durante un’operazione contro le gang antilliane. Non sono ancora chiare le dinamiche della morte del giovane uomo, ma da quel momento per Londra non c’è stata pace.
Sabato pomeriggio diverse persone si sono riunite senza incidenti fuori dal commissariato di Tottenham, ma la situazione è degenerata verso sera quando qualcosa si è mosso attraverso Twitter. Le immagini che hanno fatto il giro del mondo sono state immagini di guerriglia urbana, di una guerra di quartiere: incendi, case al rogo, macchine bruciate e negozi svaligiati. La polizia ha aspettato prima di reagire a quanto stava succedendo, ma le proteste sono corse più veloci che l’organizzazione di uno stato che si è trovato davanti un problema.
Ma le proteste e gli scontri non si sono fermati. Per tre giorni la città è messa a ferro e fuoco. Cameron è tornato dalla vacanza in Italia e ha intenzione di riunire a breve il Parlamento.
In un’intervista rilasciata durante la diretta della BBC sulle rivolte, Darcus Howe, presentatore ed editorialista inglese, ha dichiarato di non essere rimasto sorpreso davanti allo scoppio di queste violenze. Secondo lui la sollevazione popolare era prevedibile, non nasce dal nulla, aggiungendo che non si tratterebbe di vandali, bensì di una protesta delle fasce più povere e deboli della società, dei figli e dei nipoti che non hanno futuro, i quali chiedono solo giustizia sociale e di essere ascoltati da una classe politica che non ha idea di quanto seria sia la situazione. Quest'intervista è stata immediatamente molto discussa e denigrata su Twitter; molti commenti su Howe sono stati assolutamente contrari all'analisi da lui proposta, affermando, al contrario, che ci si trovi davanti a dei semplici vandali e teppisti.
Anche il professor Gus John del Moss Side Defence Committee di Manchester è d'accordo con questa visione delle rivolte; ha dichiarato alla BBC News Channel che i giovani coinvolti nelle agitazioni hanno perso la speranza nel loro futuro. "We're dealing with a betrayed generation of young people," ha affermato. "They have been marginalized from any debate about the country's future and they are making themselves heard on the streets." ("Abbiamo a che fare con una generazione di giovani traditi, sono stati emarginati da qualsiasi dibattito sul futuro del paese e stanno facendo sentire la loro voce per le strade").
Poco prima delle 12, ora italiana, The Guardian ha annunciato anche la prima morte causata dalle rivolte: sarebbe, infatti, un ragazzo di 26 anni che era stato colpito da un colpo di arma da fuoco.
Ma le immagini delle violenze che stanno accadendo in tutta la Gran Bretagna non mancano: un ragazzo di origini malesi, Asyraf Haziq, è stato aggredito e derubato del cellulare e del portafogli mentre tornava a casa per andare a consumare il pasto serale del ramadam (iftar); il giovane ha riportato una frattura alla mandibola e denti rotti.
Nel frattempo da tutto il mondo arrivano parole di supporto al Governo inglese, ma anche avvertimenti a questo.
Il portavoce del ministro degli esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha ripreso la polizia inglese avvertendola di non usare la violenza contro i manifestanti. La Commissione per i diritti umani del Parlamento iraniano ha inoltre affermato che se la situazione dovesse degenerare, l'Iran sarebbe pronto a inviare nel paese degli osservatori dei diritti umani affinché si assicurino che le forze dell'ordine non compiano atti che violino tali diritti.
A favore dei rivoltosi giungono, tramite la tv di Stato libica Al-Jamahiriyah, parole di supporto e incitamento dal nordafrica: "La Libia si dice 'orgogliosa' degli autori della guerriglia inglese". E' stato il presentatore pro-Gheddafi Yusuf Shakir a parlare così, in inglese, aggiungendo che "noi libici sosteniamo il black-power a Tottenham" e ha infine annunciato un'imminente manifestazione di solidarietà per i movimenti di Londra da parte del popolo libico.
Al Jazeera, oltre a un bloglive, offre una cartina interattiva che mostra le città colpite dalle rivolte oltre a diversi quartieri di Londra: Birmingham, Manchester, Liverpool, Bristol: