Lombardia, rieletti i plurindagati

par RobertaLemma
giovedì 1 aprile 2010

Regione Lombardia, forzino di Formigoni, la sua lista riammessa dopo un ricorso raccoglie larghi consensi, un tripudio. Un tripudio anche per Massimo Ponzoni, lista Pdl, che, con i suoi 11.000 voti viene rieletto assessore alla regione. Non c’è tempo di festeggiare, Massimo Ponzoni, assieme a moglie e cognato vengono iscritti nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta della società immobiliare – Pellicano.

Ieri, nel pomeriggio, le fiamme gialle si introducevano nel Pirellone, fino all’ufficio del commercialista Pennati, simultaneamente i colleghi si introducevano nella casa del politico alla ricerca di documenti utili alle indagini. L’inchiesta su Pellicano era partita mesi fa, dopo il coinvolgimento della socia di Ponzoni, Rossana Gariboldi.

La Gariboldi, ex assessore a Pavia, nell’ottobre 2009 viene arrestata e detenuta nel carcere milanese San Vittore assieme all’imprenditore Giuseppe Grossi nell’ambito dell’inchiesta sui fondi neri creati con la bonifica dell’area Montecity-Santa Giulia. Sul conto denominato "Associati", acceso dalla Gariboldi presso la Banque J. Safra di Montecarlo e di cui anche Abelli Gian Carlo, suo marito, agiva come procuratore, sarebbero stati bonificati da Grossi e da suoi fiduciari quasi 2,4 milioni di euro, poi in parte restituiti con altre rimesse a banche svizzere. Su altri conti della coppia a Montecarlo risultano altri versamenti di centinaia di migliaia di euro, di provenienza incerta. Il 12 gennaio 2010, Rossana Gariboldi patteggiava 2 anni di reclusione consentendo di pagare 1,2 milioni di euro; soldi frutto del riciclaggio di cui l’ex assessore era accusata, al tempo era già socia dell’indagato Massimo Ponzoni rieletto l’altro ieri nelle fila del Pdl. Rossana Gariboldi è la moglie di Gian Carlo Abelli, soprannominato ’Faraone’ per il suo ruolo nel sistema sanitario lombardo e anche ’Telefonino’ per la sua assidua opera di mediatore tra Berlusconi e Formigoni. Negli anni ’90, a seguito della dissoluzione della DC, entra in Forza Italia e si avvicina a Roberto Formigoni, che gli affida la gestione del sistema regionale della sanità.

Scoppia lo scandalo della sanità d’oro, Abelli, all’epoca dei fatti era presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, inoltre amico di Giuseppe Poggi Longostrevi, organizzatore di una truffa che sottraeva circa 60 miliardi di lire alla Regione Lombardia. La procura di Milano, nella inchiesta su Poggi Longostrevi, individuava un versamento di 72 milioni di lire da Poggi Longostrevi ad Abelli nel 1996-97. Abelli giustificava il versamento come una consulenza, veniva processato per false fatture. Nel 2003 Abelli risulta assolto dall’accusa di frode fiscale, in quanto la nuova normativa stabiliva che le false fatture siano punibili solo laddove sussista "il dolo specifico di far evadere le tasse".

La sentenza conferma che Abelli ha ricevuto "72.800.000 lire per una consulenza non effettiva", "la consulenza mascherava un versamento in denaro al politico per guadagnarne i favori".

Prima di suicidarsi, Poggi Longostrevi dichiarò: "Per me pagare Abelli era come stipulare un’assicurazione. Dovevo tenermi buono un personaggio politico che nel settore contava molto (...) Alcuni sono stati costretti alle dimissioni solo per un sospetto, altrei sono stati premiati con la nomina ad assessore".

Dopo lo scandalo delle ricette d’oro, Abelli da consulente è promosso assessore della giunta Formigoni. E’ stato capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale della Lombardia dal 2005. E’ inoltre assessore regionale a famiglia e solidarietà sociale, anche se maggiormente legato al sistema della sanità e a Comunione e Liberazione. La Procura di Milano sta conducendo un’inchiesta sulla bonifica condotta da Risanamento S.p.A. nell’area di Milano Santa Giulia, che ha già visto l’arresto dell’imprenditore Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche, e di Rosanna Gariboldi, sua moglie. Tra i favori forniti da Grossi ai coniugi Abelli ci sarebbero numerosi viaggi su jet privati, un appartamento in centro a Milano e l’affitto ad Abelli di una Porche 911 coupé da parte di una società di Grossi

Il fallimento della Pellicano, caduta nel baratro per un ammanco di 600mila euro, era finito nelle mani dei curatori fallimentari che, pochi giorni fa, hanno consegnato nelle mani del Pm Walter Mapelli la loro valutazione con verdetto: bancarotta fraudolenta. Il primo ad essere iscritto nel registro degli indagati è stato proprio Massimo Ponzoni, mentre nulla di fatto per i suoi soci Massimo Buscemi, Giorgio Pozzi e Sergio Pennati, divenuto amministratore dell’immobiliare subito dopo Ponzoni stesso. L’ipotesi, secondo le prime indiscrezioni, sarebbe che alcune società intestate ai familiari dell’assessore, sarebbero infatti servite per false fatturazioni utili a distrarre il capitale aziendale, responsabile del collasso finanziario. Ecco le elezioni cosa hanno deciso, la rielezione di loschi personaggi.


Leggi l'articolo completo e i commenti