Lodata sia la sovrappopolazione

par UAAR - A ragion veduta
lunedì 22 giugno 2015

Nei giorni scorsi l’Istat ha diffuso il bilancio demografico 2014. Il numero di nuovi nati è stato il più basso dall’Unità d’Italia, e anche il saldo demografico ha raggiunto il picco negativo (a parte due annate durante la prima guerra mondiale). È in calo anche il tasso di fertilità delle famiglie straniere. L’immigrazione non riesce dunque più a contrastare la riduzione della popolazione.

Difficile restare stupiti da questi dati. Avere un figlio è una decisione seria, e sempre più coppie traggono inevitabili riflessioni dalle prospettive del nostro paese. Quello con il Pil cresciuto meno, in Europa e nell’area Ocse, negli ultimi due decenni. L’Italia non è uno dei paesi europei con la maggior densità di popolazione per kmq: la precedono Malta, Olanda, Belgio, Regno Unito, Germania e Lussemburgo. Tuttavia, solo un quarto del suo territorio è costituito da pianure. Il resto sono colline e montagne sovente malandate: il dissesto idrogeologico è enorme, ma si continua a consumare suolo come se niente fosse.

Siamo in troppi a contenderci uno spazio ristretto e pericoloso. La notizia del calo della natalità avrebbe dovuto dunque essere accolta positivamente. La popolazione sembra però essere più razionale della classe dirigente. Sarò stato sfortunato, ma sulla stampa nazionale mi sono imbattuto soltanto in commenti preoccupati. E dire che è quella stessa stampa che sta esaltando l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Vederlo definito “il primo papa verde” dal vaticanista di un quotidiano “laico” fa una certe impressione. Anche se, per contrasto, in tal modo si rende palese che, anche in tema di ecologia, il Vaticano arriva buon ultimo. Ma quanti se ne accorgeranno?

Per carità, va salutata con favore la rilevante attenzione al problema rappresentato dal riscaldamento del pianeta. E comunque, proprio perché abitante di un paese a rischio, ritengo importante che anche una voce ascoltata come quella del papa si esprima su questi argomenti. Anche quando sono accompagnati dalle usuali condanne dell’aborto e, soprattutto, del controllo delle nascite. Francesco (il papa), nel prendere a modello Francesco (il santo), dimentica che all’epoca in cui visse c’erano, sul pianeta, non più di 400 milioni di esseri umani. Oggi ce ne sono quasi venti volte tanto. Ciononostante, secondo Bergoglio, “va riconosciuto che la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale”.

La dottrina natalista cattolica viene ancora una volta a galla, anche laddove non te lo aspetteresti. E viene a galla nel solito modo: come mera affermazione dogmatica. Quale fonte, il papa, cita infatti… il Compendio sociale della Chiesa. Non porta prove e non propone soluzioni, e anche questo non può stupire: non le conosce. Perché nessuno oggi ha chiaro come affrontare il problema della sovrap­popolazione.

Ne abbiamo già scritto in passato e continuiamo a farlo, perché ne va del nostro futuro. Dagli attuali sette miliardi si salirà almeno a otto nel 2050, ma solo se la tendenza alla contrazione delle nascite continuerà: altrimenti, ai ritmi attuali, si rischierà di arrivare quasi a undici. E nel 2100? La proiezione peggiore per il 2100 è di sedici miliardi di bipedi implumi. Stipati in numero inverosimile nel continente più povero, l’Africa. Almeno finché accetteranno di restarvi stipati.

Secondo l’82% degli scienziati statunitensi, la crescita della popolazione rappresenterà “un grande problema”. Il Free Inquiry, la più autorevole rivista incredula al mondo, ha dedicato metà del suo ultimo numero al tema Population, Immigration, and the Global Future. Fa piacere non essere soli a denunciare il problema. Preoccupa, però, che la denuncia provenga esclusivamente dal mondo razionalista. Una minoranza sovente inascoltata. Chissà se nel 2100 ci saranno ancora sapientes in ascolto, su questo pianeta.

Raffaele Carcano


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