Lo stupro e la triste realtà della giustizia italiana

par Antonella Policastrese
giovedì 9 febbraio 2012

Un tempo lo stupro era considerato offesa contro il costume, ledeva cioè la moralità pubblica. Non a caso il matrimonio riparatore era concepito come forma di risarcimento e tutela della donna.

Come dire se l'aguzzino sposava la sua vittima, riducendola in schiavitù, la pena veniva cancellata e tutto rientrava al suo posto. In quegli anni varie furono le tematiche sviluppate grazie ad un caso eclatante come quello di Franca Viola che sfidò la mentalità siciliana, rifiutando di sposare il suo violentatore.

Ci volle il 1981 per modificare il codice Rocco riguardo alle cause d'onore. In particolare venne abrogato l'art.544 del codice penale che ammetteva il matrimonio riparatore. Ci volle il 15 febbraio del 1996 per affermare il principio per cui lo stupro è un crimine contro la persona e non contro la morale pubblica.

Siamo arrivati ad oggi per ribadire che per i reati di stupro compiuti in gruppo, ci possono essere misure alternative al carcere. Questa sentenza a mio avviso è doppiamente contraddittoria in quanto non potendo stabilire appieno di chi sia la la responsabilità, ha cancellato l'obbligo per il giudice di disporre solo il carcere nei confronti di un presunto responsabile e quindi ci si è dichiarati favorevoli a misure alternative al carcere.

Insomma se si stupra in branco si ha la possibilità di farla franca. La donna ancora oggi offesa nella sua dignità viene considerata come una mantide, adescatrice e non vittima dei suoi aguzzini, colei che attraverso atteggiamenti provocatori attira nella rete i suoi profittatori.

I reati di stupro stanno diventando la norma e vengono sminuiti. Passano in secondo piano, come se si trattasse di tematiche prive di significato, una perdita di tempo e basta. Si tratta senz'altro di un fenomeno culturale che in questi anni ha declassato la donna trattandola come merce.

Il corpo è diventato una specie di bancomat pronto da utilizzare all'occorrenza e inoltre si è accentuata sempre di più la tendenza ad uscire dal marasma e dalla propria condizione appoggiandosi a uomini ricchi, uomini che ti facciano "sognare" se solo si annulla la propria personalità il proprio modo d'essere e di pensare.

Una società edonista sempre più sessista che non concede tregua che non ti dà gli strumenti necessari per poter decidere della propria esistenza. La nostra è senz'altro una società malata, la meno progredita, che utilizza il dislivello sociale e culturale per ingrassare chi possiede mezzi e soldi. E scava scava in questa massificazione della miseria, dei diritti negati la voce delle donne finisce con il disperdersi come lacrime nella pioggia.


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