Lo stop dell’arcivescovo di Torino sul caso Englaro

par Emanuele Canvas
giovedì 22 gennaio 2009

Dopo la disponibilità manifestata dalla presidente del Piemonte, Bresso, il cardinale Poletto, arcivescovo di Torino, ha diffuso una dichiarazione ufficiale in cui chiude ogni spazio di disponibilità e avverte che la legge di Dio deve prevalere su quella degli uomini: un’affermazione inaudita per quanto chiara e perentoria.

Ho letto l’intervento del Card. Poletto riguardo la presa di posizione della presidenza regionale sul caso Englaro. Non ne sono sorpreso, ma deluso: nell’arcivescovo di Torino pensavo di poter intravvedere una concezione più moderna e liberale della dottrina della Chiesa cattolica e invece noto che la dichiarazione riportata dall’ufficio stampa arcivescovile è aderente in maniera pedissequa e banale alla posizione ufficiale della CEI.

Se non ne sono sorpreso, ne sono vieppiù deluso perchè il contenuto delle affermazioni del card. Poletto è privo di misericordia nei confronti del caso in specie e meramente ufficiale, volto a dettare una linea generale. Non c’è umana considerazione del dramma e il fatto è valutato alla luce della supposta minaccia che un esito positivo della vicenda potrà rappresentare per tutta l’architettura dottrinale della Chiesa di Roma in tema di difesa della vita e diritto alla vita. La convinzione che tale sia l’ennesima ultima frontiera su cui tenere fortemente la linea di difesa ha reso ciechi tanti, troppi presuli e laici, taluni per onesta concezione etica e religiosa, tal’altri per bieco calcolo elettorale e politico.

La delusione per quanto dichiarato dal cardinale sta anche nel merito delle sue affermazioni: soltanto la dottrina della Chiesa cattolica e i più intransigenti fautori della stessa reputano di poter sostenere che in casi come quello dell’Englaro si possa parlare di somministrazione di alimentazione e idratazione come non costituenti "accanimento terapeutico", laddove appare evidente che, nelle condizioni di stato medico e di diritto in cui si trova, esse sono il mezzo artificiale per mantenere in essere le essenziali funzioni vitali della povera, mentre tutta la scienza medica concorda nel dichiarare come irrecuperabili i danni cerebrali e fisiologici e fisici della giovane donna.
Per inciso, è evidente ancora una volta di più l’incoerenza della Chiesa cattolica nel difendere il ricorso alle tecnologie più estreme per prolungare l’esistenza fisica di un moribondo e il rifiuto delle stesse estreme conoscenze tecnico-scientifiche in settori come la fecondazione assistita. Se la ragazza oggetto di questa diatriba non otterrà concreta applicazione della sua stessa volontà, sarà lesa una volta di più la libertà dell’individuo, ma il clamore e il sollevamento delle coscienze che tale caso sta provocando contribuirà a ridimensionare ulteriormente l’influenza delle gerarchie ecclesiastiche sulle società occidentali.

Del resto, la storia della dottrina della Chiesa di Roma è piena di errori e reticenze, solitamente attribuiti a coloro che essa stessa ha condannato a morte o al silenzio, salvo poi dover riconoscere d’essersi sbagliata (a secoli di distanza).

Il pensiero tomistico-aristotelico impregna tuttora, purtroppo, la dottrina della Chiesa cattolica, pur sconfessata ormai non solo dal progresso scientifico e filosofico ma dall’evidenza dei fatti.

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