Lo spread a 334 punti base, che è successo?

par David Asìni
venerdì 14 settembre 2012

Oggi lo spread è a 334.31 punti base. Merito delle tasse di Monti o dell'intervento di Draghi?

E' lontano l'incubo del 9 novembre 2011: allora l'Italia era sotto attacco da giorni, in quelle ore lo spread Italia-Germania sui titoli a 10 anni (Btp e bund) toccò il massimo assoluto a quota 575. Il rischio Italia, misurato dai CDS a 5 anni (credit default swap, ovvero contratti per assicurarsi contro il rischio default di un paese) era salito a quota 570. Un altro record.

Fece seguito la caduta di Berlusconi sostituito dal tecnico Monti, che impose una cura drastica di nuove tasse e tagli del welfare. Il problema è che a 9 mesi di distanza, a luglio di questo anno, il differenziale salì sopra nuovamente sopra quota 500. E allora?

Lo spread contuava a muoversi in balia di manovre speculative, ormai avulse dai fondamentali del paese, e necessitava di risoluzioni politiche. La controprova è sotto gli occhi di tutti: l'annuncio di Draghi cambiava, improvvisamente, i flussi: "L'acquisto di titoli di stato fino a tre anni non costituisce un finanziamento monetario agli stati". Amen; spread in caduta libera, con buona pace di chi aveva scommesso contro l'Italia.

Ci era stato spiegato che la politica di rigore era l'unica arma contro la speculazione, e che le manovre su iva, benzina, pensioni, erano l'unica strada percorribile. La verità è che i provvedimenti avevano contribuito, come ammesso dallo stesso Monti, alla recessione del paese, senza sortire effetto alcuno sull'obiettivo preposto. Il tecnico Monti ha miseramente fallito nella sua vera "mission": quella di rimuovere, almeno in parte, le cause che rendono il paese strutturalmente rallentato. Le liberalizzazioni non hanno avuto seguito, la giustizia è rimasta pletorica, la meritocrazia è rimasta un sogno astratto, la casta continua a proliferare indisturbata.

Se avesse avuto il coraggio di aggredire quesi fattori, chissà a quanto sarebbe oggi, lo spead.


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