Lo sciopero del voto

par antonio cianci 251039
lunedì 30 aprile 2012

Allo sciopero della fame ci sta abituando una crisi economico-sociale pesantissima che durerà a lungo. Quel che ci resta da fare è lo sciopero del voto.

Un ripensamento del ruolo dello Stato, come una nuova legge elettorale, il dimezzamento del numero dei parlamentari, la riduzione o l’abolizione del vergognoso rimborso elettorale, la riduzione delle province, l’abolizione dei doppi incarichi, la privatizzazione delle aziende municipalizzate stracotte, la liberalizzazione dei servizi locali sono lettera morta. Sono scomparsi da qualunque discussione o programma e rimandati alle calende greche.

I nostri eroi, pur temendo la disaffezione e il disprezzo dei cittadini, non se ne danno per intesi. Anzi cercano di esorcizzare certi timori, preparandosi al dopo Monti con i soliti giochetti di schieramenti ed alleanze di là da venire e fingendo di non vedere, per irresponsabilità ed impotenza, il baratro sul quale siamo affacciati.

Episodi di corruzione vengono quotidianamente alla luce in tutte le regioni, nella pubblica amministrazione, nella sanità e negli apparati sia centrali che locali, ma la legge anticorruzione giace ferma in parlamento ed ogni tanto qualcuno finge di volerla discutere, facendone periodico oggetto di defatiganti ed inutili trattative.

Noi soggiaciamo ad una montagna di tasse, balzelli, accise, che ci schiacciano. I consumi sono al lumicino. Non si vendono più macchine, case o prodotti di minor valore, ma Lor signori godono di mutui agevolati all’1,57%, acquistano dimore principesche, brillanti, lingotti d’oro e si concedono vacanze di lusso con i soldi del finanziamento ai propri partiti.

Ed ormai superfluo, quanto noto ai più, è l’elenco infinito dei privilegi di cui gode quest’esercito d’occupazione che è la nostra classe politico-sindacal-burocratica, che opprime e spoglia il Paese.

Quale mezzo di difesa ha il cittadino inerme, per testimoniare almeno la sua rabbia? Nessuno. Solo lo sciopero del voto.

 

 

 

 


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