Lo scandalo delle carceri italiane e il decreto "svuota carceri"

par Antonello Laiso
martedì 12 giugno 2012

Si è sempre affermato che il grado di civiltà di una Nazione si misura anche dalla civiltà e dalla vivibilità delle carceri, conseguentemente dalle relative condizioni della vita che si deve trascorrere senza altre alternative in queste strutture di accoglienza, le quali dovrebbero essere di rieducazione per il reinserimento nella maggior parte dei casi di coloro che hanno commesso un delitto nella società.

Sappiamo, essendone ben a conoscenza grazie a stampa e televisione, che da tempi remoti le nostre carceri, nelle quali ogni persona che diventi detenuto viene per legge costretto a vivere, non rispondono nemmeno minimamente a requisiti di tollerabilità e di vivibilità. 

Il decreto del Ministro Severino, chiamato decreto "svuota carceri", è un mezzo per diminuire gli affollamenti nella maggior parte delle carceri italiane. Le condizioni del diritto alla vivibilità anche per i detenuti devono essere messe alla pari sulla bilancia all'obbligo verso lo Stato e la società per il quale si debba scontare la pena carceraria.

Tale decreto, approvato alla Camera con una maggioranza anche se non proprio eclatante, fa in modo che chi, per alcuni delitti non rientranti nella sfera della pericolosità sociale sancita da alcuni articoli del nostro codice penale, debba scontare gli ultimi 18 mesi, possa terminare quel suo debito con la giustizia e la società agli arresti domiciliari.

Questa norma definita da qualche partito politico (come la Lega) come "svuota carceri" con le solite proteste accompagnate dai soliti epiteti, come nel modus operandi politico dello stesso partito, non può assolutamente essere considerata tale anche perché pone dei limiti inderogabili al tipo di delitto per la pena che si sta scontando. La civiltà di una nazione, in particolar modo di una nazione che appartiene all'eurozona e che deve obbligatoriamente adeguarsi alle norme europeee, non poteva più permettere tali condizioni inumane di vivibilità dei tanti detenuti nelle carceri italiane.

Certo il decreto Severino è lungi dall'essere la soluzione definitiva al male cronico per il quale ben altre strade dovrebbero essere intraprese, come la creazione di nuove strutture penitenziarie, di difficile soluzione per gli alti costi in particolare che sopravvengono in questo momento.

Il decreto a cui si è dato fiducia risulta, per ora quindi, il modo più semplice e nello stesso tempo efficace per la riduzione del numero cospicuo di detenuti nelle nostre carceri. Riduzione che permette di invertire il trend di cronicità di sovraffollamento, anche se sicuramente non porta alla normalità, o pseudo tale, prevista da norme in tale senso quella capienza tollerabile,in di gran lunga superata in molte carceri. Chi ha gridato allo scandalo per l'approvazione di questo decreto, invocando pseudo paure sul riportare fuori dalle carceri i detenuti, sottoposti alla pena che potrà essere terminata al proprio domicilio, dovrebbe scandalizzarsi per le condizioni delle detenzioni contro cui molte proteste, anche da associazioni e da partiti politici, si son levate. Condizioni che, come sappiamo, devono essere regolate anche dalle politiche di governo ed ad oggi cosa è stato fatto in tale senso o che azioni intendeva intraprendere almeno sulla carta chi grida allo scandalo? Lo scandalo non è quello che si vorrebbe far credere ma è quello che è materiale e concreto, quello che vediamo con i nostri occhi e le condizioni delle nostre carceri parlano da sole, anche questo fa parte della credibilità e dell'affidabilità di una nazione.


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