Lo scandalo della collana: Jeanne Valois, il suo arresto e la sua difesa

par Salvo
lunedì 30 giugno 2025

Jeanne di San Rémy di Valois, meglio conosciuta come la contessa La Motte, è stata una dei protagonisti del famoso “scandalo della collana”. Il 15 agosto 1785, dopo l’arresto del cardinale di Rohan, Grande elemosiniere di Francia appartenente ad una delle più potenti famiglie nobiliari della Francia, iniziava a circolare la notizia circa l’imminente arresto della contessa La Motte, la quale sarebbe stata fermata ben tre giorni dopo, ovvero il 18 agosto.

La contessa La Motte, difesa dall‘avvocato Doillot, è stata la prima a presentare la sua “memoria difensiva”. Era in uso all’epoca, dopo il 1771, che gli imputati presentassero tramite i loro avvocati la propria difesa, ma solamente nel 1786 le memorie acquisivano una notorietà, curiosità e attenzione enorme. Lo scandalo della collana non era solo un fatto giudiziario, era anche politico e di scontro istituzionale.

La contessa La Motte iniziava così la sua memoria: “Se la Maestà del Trono è stata offesa nella contrattazione di un superbo finimento di diamanti fatta da alcuni sudditi; se l’indignazione reale si è manifestata ad un tratto con un esempio di rigore; se la Corte di Francia, se le Corti straniere, se l’intera Europa sono rimaste attonite a un tale avvenimento; in quali disposizioni deve trovarsi un Tribunale Sovrano alla vista delle persone implicate nel delitto, o piuttosto nell’attentato?”. In questo primo tratto la contessa La Motte indicava tutto lo scandalo riconducibile ad una “contrattazione… fatta da alcuni sudditi”, segnalava l’inusuale severità della corte e poneva la domanda sulle disposizioni del Tribunale, ben sapendo che molti giudici avevano assai criticato le lettere patenti del Re, con le quali rimandava la questione al Parlamento di Parigi, dove si parlava di “delitto e attentato contro Maria Antonietta”.

Subito dopo passava a presentare il Cardinale, con tutti i vari titoli di questo personaggio, e la propria storia di famiglia, seppur decaduta, di sangue reale dei Valois discendenti di Re Enrico II. Poi introduceva, secondo la sua versione, il vero colpevole di tutto: il conte di Cagliostro. È un passo superbo della sua accusa, nell’eloquenza e nella descrizione: “Qui s’introduce uno di quei Personaggi che il volgo ignorante chiama degli Uomini straordinari; Empirico nell’arte delle cure umane; vile Alchimista; sognatore sulla pietra filosofale; falso Profeta nelle sette, di cui si dice istruito; Profanatore del solo vero culto, e qualificato da se stesso Conte di Cagliostro. Sì, Cagliostro, Depositario in nome del Signor Cardinale di Rohano della splendida Collana, l’ha svanita per ingrossare il tesoro occulto di fortuna inaudita. Ma per mascherare il suo furto egli ha comandato al Signor di Rohano, mediante l’ascendente che ha acquistato sopra di lui, di farne vendere, e far montare alcune piccole porzioni a Parigi per mezzo della Contessa della Motte; farne montare e vendere delle porzioni più considerabili in Inghilterra per mezzo di suo marito”.

La Contessa si guardava bene dall’accusare il Cardinale, anzi indicava il raggiro al quale egli soggiaceva per colpa di Cagliostro: “Quando cadrà il denso velo dalli occhi del Sig Cardinal di Rohano, tutto l’incanto degenererà in una favola puerile, allo scioglimento della quale, egli sarà almeno convinto di una impostura, ignota a tutte le generazioni a tutte le età”. L’ultima parte “egli sarà convinto di una impostura, ignota a tutte le generazioni a tutte le età”, lasciava intendere la volontà dei personaggi dello scandalo di sottrarsi di andare oltre i fatti e le spiegazioni date. Infatti, l’affare della collana avrebbe costituito la punta di lancia per svilire la regalità e la dignità della sola Maria Antonietta.


Leggi l'articolo completo e i commenti