“Liste pulite” per elettori con la coscienza sporca

par Daniel di Schuler
mercoledì 5 dicembre 2012

Il decreto per l’incandidabilità dei condannati, di cui il Consiglio dei ministri si occuperà domani, dovrebbe farci arrossire. Che sia considerato utile, tanto urgente, anzi, da richiedere l’impegno del ministro Cancellieri perché diventi operativo prima delle elezioni della prossima primavera, è, infatti, la dimostrazione lampante di come la crisi della nostra democrazia sia, innanzitutto, determinata da cittadini incapaci di compiere il proprio dovere minimo e di una levatura, tanto intellettuale quanto morale, del tutto simile a quella degli orribili politicanti di cui ora tanto si lamentano, ma che pure hanno eletto. 

Cittadini disinformati, certo, ma altrettanto certamente senza il minimo desiderio d’informarsi; disposti a dare il proprio voto a chiunque si presenti sotto le insegne del partito del cuore, con un atteggiamento verso la politica da tifosi, nella migliore delle ipotesi, non diverso da quello degli spettatori delle partite di pallone, non a caso nostro sport nazionale, prontissimi ad appoggiare i propri beniamini anche quando cercando di truffare, lasciandosi cadere a terra in area di rigore, o di rubare, segnando una rete con la mano. Italiani, in tanti casi, che sanno benissimo per chi stanno andando a votare, corrotto o corruttore, mafioso o bancarottiere, ma che hanno venduto il proprio voto in cambio di qualche favore che hanno già avuto o si aspettano di ricevere, per sé o per le proprie famiglie; che entrano nelle cabina elettorale con in testa tutto tranne l’unica cosa a cui dovrebbero pensare: l’interesse generale del Paese.

Se fossimo cittadini e non altro, marmaglia o tifoseria, dovremmo insorgere contro una legge che limita la nostra sovranità, altro che applaudire l’iniziativa del Governo. Dovremmo dirci che non è giusto che sia impedito di candidarsi a qualcuno che può aver mancato in passato, ma che si è ravveduto; che è ormai un cittadino modello e magari, proprio per aver sbagliato e pagato per il proprio errore, osserverà più di altri le leggi dello Stato. La verità è che sappiamo benissimo di essere colpevoli (certo non tu che mi leggi; tu ed io siamo dei santi) come comunità nazionale; di aver mandato scientemente in Parlamento la feccia della nostra società. Abbiamo votato il corruttore, ma non potevamo fare diversamente perché altrimenti avrebbero vinto i fascisti o i comunisti? Ma non prendiamoci in giro. Il ladro ci avrebbe procurato un posto di lavoro, fatto avere la pensione, la casa popolare o dio sola sa cosa e noi, si sa, tenevamo famiglia? Ma la famiglia l’abbiamo solo noi? E le altre famiglie. Quelle di chi deve pagare i nostri conti; di chi avrebbe avuto più diritto di noi a quel posto e a quella pensione? Ma vergogniamoci.

La rete è piena d’indignati. Lo sono anche io. Indignato con gli indignati; con i protestatari emersi dal nulla in questi ultimi due anni. Con chi dopo aver assistito inerte allo scempio della nostra democrazia alza il capo solo ora, quando decenni di malgoverno ci presentano il conto. Con chi parla di valori, ma ha deciso di muoversi, o perlomeno di muovere le dita sulla tastiera, solo quando si è visto toccati gli unici valori a cui tenga davvero; quelli che ha nel portafoglio. Con chi ce l’ho? Con noi. Con noi che, stando ai sondaggi di allora, per il sessanta per cento appoggiavamo entusiasti il governo Berlusconi. Dico: un governo con ministri del calibro di La Russa, Calderoli e Brunetta! E a sinistra? Dove eravamo, se schierati da quella parte, mentre si accumulava il debito pubblico. All’opposizione? E a quali leggi di spesa ci saremmo mai opposti? Non era mai abbastanza la spesa pubblica; se protestavamo era perché fosse speso di più e più in fretta. Si poteva andare avanti a quel modo? Certo che no. Lo sapevamo, a meno che fossimo dei completi deficienti, ma ce ne siamo stra-fregati; per nulla migliori del peggio della nostra politica, abbiamo badato solo al nostro immediato e particolare interesse,

La verità, anzi, è che siamo noi quel peggio: cittadini indegni di una democrazia, che ci siamo visti restituire dalla storia e da pochi, davvero pochi, eroi. Facciamo sempre più fatica a festeggiare il 25 aprile? Certo; non siamo così stupidi da non aver capito fino a che punto abbiamo tradito quegli uomini ed i loro ideali. La nuova legge ci impedirà di continuare a farlo? Ben venga, diciamoci allora con rassegnazione, ma non servirà a molto se continueremo a votare, senza chiederci altro, chiunque ci agiti davanti gli occhi lo straccio del colore giusto, ci faccia la promessa giusta o, peggio ancora, in questi tempi difficili, ci indichi il capro espiatorio che stiamo tanto disperatamente cercando. Inutile parlare di liste pulite, se restano sporche le nostre coscienze.


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