Lingua straniera e matematica: consigli agli insegnanti

par Daniel di Schuler
martedì 4 marzo 2014

Dopo esserci occupati di chi volesse insegnare italiano, qualche suggerimento ai giovani professori di due altre materie cardine della nostra scuola.

Gli italiani sono o no, assieme agli spagnoli, quelli che hanno meno competenze matematiche tra tutti i cittadini dei paesi OCSE? È vero o no che, nella media, e sempre in compagnia degli spagnoli (che però, come i francesi, hanno la fortuna di poter conversare nella propria lingua con una bella fetta di mondo) sono tra quelli che meno conoscono le lingue stradiere e in particolare l’inglese? E allora, a fonte di risultati così notevoli, perché cambiare? No, no; continuiamo ad insegnare come sempre se vogliamo che ignoranza della matematica e scarsa conoscenza delle lingue restino dei nostri caratteri distintivi. Anzi, dei nostri pregi.

Voi che volete insegnare una lingua straniera, per cominciare, dovete avere l’accortezza di sceglierne, per la vostra professione, una che non conoscete davvero; vale a dire che avete studiato, ma mai praticato: sarete così certi di non contaminare la sua algida perfezione con quei vizi che sono caratteristici di chi la parla dalla nascita. Mettete poi subito in chiaro, con i vostri studenti, che si tratta di una lingua sacra; non usata per comunicare o altro, ma solo creata per essere studiata e soprattutto, insegnata: da voi. Con queste precauzioni potete iniziare. Riempite, o cercate di riempire, la testa del fanciullo con tutta una serie di nozioni grammaticali.

Cercate però di fargli imparare meno parole che potete; assicuratevi che abbia un lessico tanto ridotto da non poter dire, anche nella remota ipotesi che abbia studiato tutti i tempi verbali e le declinazioni di cui lo avete caricato, nulla di significativo. Soprattutto, non fategli mai leggere nulla. Nulla di anche solo remotamente adatto alla sua età; qualche libricino per la prima infanzia, se ha 15 o 16 anni e qualche frammento di classico, ma frammento davvero, di poche righe, se di anni ne ha 17 o 18. Testi un poco più lunghi? Sì, ma solo dopo avergli messo nelle mani un dizionario del peso di almeno 8 chili, e solo se, dopo essersi miracolosamente scoperto una vocazione simile alla vostra, fosse arrivato all'università.

Bene; seguendo questi semplici consigli, potete stare sicuri che anche i vostri allievi non arriveranno mai a parlare decentemente la lingua che insegnate. Al massimo, qualcuno di loro, come abbiamo già detto, potrebbe decidere di continuare a studiarla, fino ad arrivare, un giorno, a prendere il vostro posto. Con le solide basi che voi gli avete fornito, in questo caso, non avrà difficoltà a seguire le vostre orme; a fare ai propri allievi quel che i vostri insegnanti hanno fatto a voi e voi a lui. È così che si è creata la nostra brillante tradizione accademica. E mantenerla intatta, dopo tutto, è il solo scopo del vostro lavoro. No?

Chi avesse la vocazione dell’insegnante di matematica, non ha un compito facile. Ai bambini piace proprio giocare con i numeri e sono capaci di passare delle ore per risolvere un rompicapo. Per convincerli a desistere, però, esistono metodi di provata efficacia. Prendete un giovane, magari intelligente, che sospettate possa essere portato proprio per la matematica. Lo avete trovato? Bene.

Iniziate a spiegarli, nel modo più astruso che potete, un concetto, in fondo, semplicissimo. Di quell'idea, e prima che, nonostante i vostri sforzi, l'abbia afferrata completamente, mostrategli subito decine di varianti, tutte quasi identiche una all'altra salvo qualche piccolo inghippo. Lo avete confuso abbastanza? No? Beh, siete solo all’inizio. Proponetegli ora di fare una serie infinita di esercitazioni, lunghissime, e noiosissime, (dai che ci siamo capiti; delle belle espressioni a sei piani… roba del genere) che richiedano una grane attenzione, la conoscenza di qualcuno degli inghippi di cui sopra e nient'altro. A questo punto sì che avrete raggiunto il vostro obiettivo. Quel giovane avrà capito poco o nulla del concetto iniziale, si sarà fatto per questo l'idea di essere stupido, o non portato per la materia, e, con un po' di fortuna, sarà arrivato ad odiare voi e quel che cercate di insegnargli. Davvero lodevole.

Foto: Wikimedia.


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