Liceo Orazio, Fini incontra gli studenti: "Non ci saranno ribaltoni"

par Concetta Di Lunardo
martedì 7 dicembre 2010

E’ affollata l’assemblea che gli studenti del liceo ginnasio Orazio, nel quartiere Talenti a Roma, hanno organizzato per rievocare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ospite d’onore è la terza carica dello Stato, Gianfranco Fini, invitato a parlare di Costituzione e Parlamento in uno dei momenti più difficili della dialettica scuola-politica. Ad accoglierlo lo striscione che sbuca da un’aula: “Né futuro né libertà, da voi solo tagli e precarietà”. Il clima che si respira tra gli studenti risente delle proteste delle ultime manifestazioni di piazza. C’è attesa per il 14 dicembre quando Camera e Senato voteranno la fiducia al governo, il cui esito darà il via al voto in senato del più discusso DDL della controriforma Gelmini. Gianfranco Fini sintetizza e attraversa la storia degli ultimi 150 anni d’unificazione per soffermarsi sul 1946, anno in cui s’insedia l’Assemblea Costituente dei 75 membri, che ridisegnerà le regole di un paese piegato dalla dittatura: “La Costituzione fu scritta dai reduci del fascismo – sintetizza Fini - e la paura di un ritorno fece pensare ad un sistema bicamerale perfetto. Noi vogliamo fare buone leggi che tengano conto di due cose: rendere rappresentativo il parlamento e, al tempo stesso, governabile”.

Sono tanti i temi in discussione, emersi durante il dibattito, dalla riforma Gelmini alla “scivolosità della giustizia” certa solo al terzo grado del giudizio, dall’eticità di un Parlamento sovraffollato all’uso e abuso dei decreti di questo governo.

Il dibattito prosegue con un’analisi politica della realtà attuale che Fini definisce post ideologica: “non siamo più nell’epoca di scontro fra ideologie. Vi sono idealità e visioni diverse ma siamo in una fase in cui conta molto la credibilità della persona. Oggi si valutano valori, fatti, contenuti ma si scelgono le persone. Si legge spesso sui giornali riguardo polemiche e momenti di tensioni. Non c’è da meravigliarsi, sono fenomeni deprecabili, ma non nuovi. Qualche volta scatta qualche parola di troppo, ma questa è una costante del dibattito parlamentare. Il rispetto però deve essere fondamentale: per le regole e per gli altri. Rispettare le opinioni altrui, il ruolo del parlamento e le regole con cui il parlamento legifera”. Rispondendo ad una studentessa che chiedeva quanta distanza c’è tra il dire e il fare in politica, incalza: “Se non mantieni comportamenti coerenti tra il dire e il fare, la pubblica opinione, dopo un po’ non ti capisce e non ti vota. Sui grandi valori come l’unità nazionale e la libertà non ci può essere tatticismo, quel tatticismo che invece ci può essere, in politica, su qualcosa di contingente, mai su qualcosa di strategico. La politica è innanzitutto onestà intellettuale”.

Sarà l’art.3 della Costituzione a sollecitare il dibattito sui temi della pari dignità sociale, “davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, giunge ed è inequivocabile la posizione politica del Presidente: “La vera uguaglianza non può derivare dall’ideale scala sociale, questa è un’utopia del comunismo, l’uguaglianza non è il punto di arrivo, ma il punto di partenza. Chi corre di più vince la gara, la politica deve eliminare le disparità, anche se essere italiani o figli d’immigrati è sempre un elemento di disparità.

Il compito della democrazia è rimuovere questi ostacoli”.

Non c’è più tempo per le tante domande, gli studenti si sentono strumentalizzati quando l’assemblea vira sul piano politico. A irrompere nella platea Jessica De Napoli, consigliera municipale del Pdl del IV Municipio che incalza Fini sul tema della sua coerenza politica: “C'è un momento la mattina – risponde il Presidente - in cui mi guardo allo specchio e mi rammento che c'è un limite oltre il quale si perde la dignità. Per te evidentemente non c'è, ma è un problema tuo”. E dei ribaltoni cosa ne pensa? “Non credo ci saranno ribaltoni”, ha risposto Fini il quale però ha poi aggiunto: “Cosa ne pensi delle promesse non mantenute, di chi aveva promesso che la legge era uguale per tutti e poi ha pensato solo agli affari suoi? In politica se si fosse più umili, se si pensasse che avere torto non è un complotto, le cose certo andrebbero meglio”.


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