Libia: il tesoro da dividere

par Franco Frediani
martedì 8 marzo 2011

La tragedia in atto in Libia si presta non solo alla semplice cronaca della cinica fine di un Rais e delle sofferenze di un Popolo, ma bensì a qualcosa di più. Corsi e ricorsi storici si affermano ancora una volta. Al largo delle coste Libiche c’è un grande fermento di mezzi potenti da combattimento, navi di ultimissima generazione. Sono questi gli "aiuti umanitari?" Mostro i miei dubbi. La Libia è un Paese dalle risorse non certo indifferenti e il pensiero non può non correre all’interesse che ci può essere dietro a questo fermento "umanitario". Si tratta forse di navi mercantili? C’è un piano concordato di aiuti ben definito? Vediamo e riflettiamo. Non senza scetticismo.

La notizia per eccellenza riguarda la tragedia Libica e non potrebbe essere che così. E’ stato detto e riportato di tutto, ma non forse qualcosa sul futuro di questa Regione del Medio Oriente così vicina all’Europa. Capeggiano le immagini dei raid aerei ordinati da Gheddafi, la drammaticità viene avvertita in tutta la sua portata; ed è giustificata. Attenzione però a non pensare a quello che potrebbe essere l’imminente futuro di questo Popolo; sorvolare sulle grandi manovre che sono in corso di fronte alle coste libiche sarebbe quanto mai da sprovveduti o da struzzi! Portaerei, navi di ogni tipo, approntate per qualsiasi funzione, ingenti mezzi che trasportano numeri altrettanto rilevanti di soldati, non possono essere spacciati come strumenti umanitari a salvaguardia di un Popolo martoriato e quasi alla fine. Mostri da combattimento, i cui nomi sono già conosciuti, mezzi navali statunitensi, inglesi, canadesi, francesi e ovviamente qualche nave Italiana seppur irrilevante rispetto alle prime citate, tutti comunque armati fino ai denti, sembrano più che altro tanti falchi in attesa di azzannare la preda.

Il rais libico non è giustificabile, lungi da me sfiorare questo intento, ma non si parli di queste dinamiche in corso come di “azioni umanitarie” perché non lo sono! Le grandi potenze sono in agguato per l’oro nero e tutto il grande serbatoio energetico su cui poter posare le avide mani, questa è la realtà… Abbiamo bisogno di navi che trasportino i civili al sicuro, che permettano ai Paesi Europei tutti, o quanto meno in proporzione alla loro reale capacità di dare rifugio a queste persone defraudate di case ed esistenze e prospettive di vita, di offrire una reale accoglienza. Questa è un’opera umanitaria, questo deve esser fatto. La Libia deve rimanere ai libici e dovrà essere gestita dai libici, e non da chi si arrogherà il ruolo del salvatore di turno. Corsi e ricorsi storici; la storia si ripete ogni volta svelando l’antro più viscido dell’animo umano.

Due sole cose vengono trasmesse a tambur battente, l’attacco e le sfide lanciate da un Gheddafi che sa ormai di avere le ore contate e la parola immigrato. Ma che cosa significa immigrato in questo caso? Qui si parla di persone che per un motivo reale, vero, contingente rischiano di morire da un momento all’altro!" Qualcuno forse crede che un cittadino libico lasci la propria casa con piacere? Si pensa ad una corsa all’oro? Smascheriamo questa farsa ipocrita e chiamiamola una volta tanto con il suo vero nome: dramma umanitario da risolvere attraverso la collaborazione internazionale che dovrebbe vedere la vicina Europa in prima fila. Di questo si tratta e non di flussi migratori tradizionali. Non permettiamo che qualcuno si nasconda dietro a questo per coprire altri e ben più meschini propositi.

Sappiamo bene quanto l’ONU non sia altro che uno dei mezzi al servizio dei Grandi e non quella Forza di pace e solidarietà che dovrebbe essere realmente. Il Governo Italiano si assuma le proprie responsabilità visto che oltretutto è reo di essere il primo paese europeo fornitore di armi del regime Libico. Cerchi di rifarsi una faccia, almeno ora… L’operazione “accoglienza” potrebbe essere gestita adeguatamente solo se il nostro Ministero degli Esteri saprà coinvolgere organizzativamente tutta l’Europa. Non è sufficiente stigmatizzare a parole l’intervento militare quanto affermare con forza la contrarietà all’agghiacciante risposta della UE che sta facendo il giro delle agenzie di stampa. Mi sembra più che palese la disumana indifferenza che viene mostrata mentre si fanno le corse per arrivare all’oro nero. Prima di tutto salviamo la Popolazione e poi pensiamo al resto. Ma sia chiaro la Libia ai libici e la rinascita di quel Paese deve passare dall’intoccabilità delle sue risorse.

Il Medio Oriente è ora veramente a rischio, ma ciò è dovuto alla consapevolezza che questi popoli hanno maturato da tempo sulle intenzioni sfruttatrici di questi Grandi della Terra. In Sicilia si stanno costruendo “luoghi” che assomigliano più a campi di concentramento che a punti di accoglienza. Maroni pensa a gestire l’emergenza come se il pericolo fosse quello di una invasione degli Unni piuttosto che di una catastrofe di massa. La risposta non può essere quella “pilatesca” della UE con la quale dovrà trattare a muso duro non per togliersi dalle mani una patata bollente ma per un principio di solidarietà che deve essere assunto da tutto il Vecchio Continente che continua invece a pensare in base a interessi economici e basta.


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