Libia: repressione sanguinosa. 285 morti a Bengasi. Bahrain cede il governo

par Mazzetta
domenica 20 febbraio 2011

Escalation brutale della rivolta libica, Gheddafi ha scelto la strada della strage. Le notizie parlano dell'uso di armi automatiche e mortai sui ribelli, che nella regione orientale di Bengasi e nel resto del paese stanno giocando il tutto per tutto, tra defezioni dall'esercito e dalla polizia e rapporti sempre più confusi sull'intervento di mercenari e ogni genere di violenza.

Il tutto è reso ancora più confuso e inquetante dal mix di minacce e riforme annunciate da Gheddafi ora per ora, dallo spegnimento di internet in tutto il paese e dal flusso di annunci ed appelli che giunge dalle opposizioni in Libia. Il fatto che la capitale sia ancora assolutamente tranquilla rende l'immagine della differenza tra la capitale dove Gheddafi ha ancora il controllo e il resto del paese che sembra sfuggirgli un pezzetto alla volta. Il silenzio del nostro governo assume il tono della complicità in una strage.

Intanto in Bahrain per ora ha vinto l'opposizione. Dopo la brutale repressione disapprovata da quasi tutte le cancellerie e soprattutto dagli Stati Uniti, il re ha offerto un dialogo agli oppositori, che hanno rifiutato fino a quando non fosse ritirato l'esercito dalle strade. Il re ha dato ordine all'esercito di ritirarsi e annunciato colloqui che porteranno a "una nuova era". Migliaia di abitanti di Manama hanno allora ri-occupato la rotonda chiamata Pearl. A quel punto è intervenuta la polizia in assetto antisommossa, ma i dimostranti hanno resistito ai lanci di lacrimogeni e sfidato la polizia fino a che questa non si è ritirata.

Inutile dire che la situazione ha reso ancora più forte la rivolta e provocato grandi manifestazioni di gioia, anche se non mancano le perplessità e l'ipotesi più probabile in questo caso è che la monarchia stia ricorrendo a una tattica dilatoria e non sia per niente disposta a farsi da parte o a cedere il potere assoluto.


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