Libertà di espressione in Europa: il caso dell’Ungheria

par Mediainitiative
mercoledì 2 ottobre 2013

 

Nel 2012, cittadini e associazioni di tutta Europa hanno lanciato l’Iniziativa Europea per il Pluralismo dei Media. Attraverso questa proposta si chiede che l’Unione Europea intervenga più vigorosamente per fermare i tentativi di bavaglio da parte dei governi, e che applichi regole di antitrust diverse da quelle correnti. Iniziamo oggi con l’Ungheria, uno dei cinque paesi (assieme ad Italia, Bulgaria, Romania e Grecia) ad essere considerato solo “parzialmente libero” da Freedom House.

Viktor Orban è stato un Primo Ministro ungherese a cavallo tra gli anni ‘90 e i primi anni duemila. Ricandidatosi nel 2010, dopo quasi un decennio di governo di centro-sinistra, ottiene una vittoria schiacciante, guadagnando col suo partito Fidesz più dei due terzi dei seggi in Parlamento, abbastanza per poter cambiare la costituzione. Il prudente presidente della prima legislatura si trasforma rapidamente in una delle figure più controverse della politica europea contemporanea.

Oltre ad aver modificato la costituzione, il sistema giudiziario, la legge di cittadinanza impostata fortemente su un nazionalismo di tipo razziale, è proprio nell’ambito dell’informazione che Orban ha fatto trapelare le sue tendenze semi-autoritarie in maniera più esplicita. Nei primi mesi della nuova legislatura, Orban fa approvare al parlamento una nuova Legge sui Media e crea un nuovo Garante per la Comunicazione (l’equivalente di una media authority), fortemente centralizzato. I 5 garanti nominati sono stati tutti nominati da Viktor Orban. La presidente di questa authority, nominata nel 2010 per un periodo di ben 9 anni, è Szalai Annamaria, apertamente affiliata a Fidesz.

Un altro pericoloso elemento della legge sui media è quello che obbliga i giornalisti a dichiarare le loro fonti, nei casi in cui le notizie abbiano a che fare con la “sicurezza nazionale e salute pubblica”, concetti non meglio definiti.

Questa nuova autorità mediatica ha anche la forza di imporre altissime sanzioni monetarie a chi “viola la morale pubblica”, un concetto di nuovo non definito e aperto ad arbitrarietà. Le multe per chi viola questa legge possono arrivare ad oltre 90.000 euro, si applicano anche a chiunque scriva su Internet, anche attraverso canali di comunicazione personali, come dei blog. La vaghezza e l’arbitrarietà di questa legge, combinata con le altissime sanzioni, diventano di fatto un deterrente ad esprimere opinioni distinte dalla “morale pubblica”, di fatto equivalente alla morale del governo.

Dal 2011, l’agenzia di comunicazione di stato (MTI) ha raggiunto un monopolio di fatto nel mercato dell’informazione.

L’Ungheria si è trasformata rapidamente nel paese europeo dove la libertà d’informazione e d’espressione è maggiormente minacciata in Europa. La situazione è così grave da aver portato nel 2012 la Commissaria Neelie Kroes ad intervenire per cambiare quelle parti della Legge dei Media che infrangevano il diritto europeo, soprattutto per quanto riguardava giornalisti e imprese non ungheresi che operavano in Ungheria.

Ciononostante l’Unione Europea ha dimostrato di avere troppe poche competenze che possano permettere un’azione decisiva contro questo tipo di leggi antidemocratiche.

Anche per questo motivo è fondamentale firmare oggi stesso l’Iniziativa Europea per il Pluralismo dei mediaFirma e fai firmare l’Iniziativa Europea per il Pluralismo dei Media.

 

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