Lettera aperta a Beppe Grillo sulla disoccupazione over 35

par Mai Più Disoccupati
martedì 6 novembre 2012

Gentile Beppe Grillo,

Le scrivo per richiamare la Sua attenzione sui disoccupati adulti: donne e uomini, sessantenni, cinquantenni, quarantenni, trentacinquenni - ormai è una deriva inarrestabile! - che discriminati per motivi anagrafici sono messi al margine o esclusi dal mondo del lavoro.

Sono quei cittadini che nei Centri per l’impiego non trovano offerte per le quali candidarsi, a causa di “sopraggiunti limiti d’età”. Sono quei cittadini che gli operatori delle agenzie per il lavoro faticano a presentare alle imprese, e ai quali dicono che hanno veramente poche speranze di ricollocarsi professionalmente, data l’età. Sono quei cittadini costretti ad arrestarsi, con il loro bel curriculum in mano, davanti all’entrata degli esercizi commerciali, sulle cui vetrine sono affissi cartelli che recitano: “Cercasi personale, età massima 30-35 anni”. Sono quei cittadini ai quali, essendo reputati vecchi, non è indirizzata la maggior parte degli annunci di lavoro pubblicati sui giornali e nei siti web.

Disoccupati adulti - cittadini dimenticati, abbandonati dalle Istituzioni, invisibili socialmente e privi di rappresentanza politica - che esprimono il loro disagio e malessere sociale anche attraverso l’astensionismo elettorale, non riconoscendosi in un sistema politico degenerato in partitocrazia che fa scempio del Paese e delle loro vite!

Disoccupazione over 35 - misconosciuta dalla politica, trascurata dai sindacati e a lungo sottaciuta dai mass media - che nel nostro Paese ha assunto rilievo di drammatico e dilagante fenomeno sociale: nel 2010, tra i 2 102 000 disoccupati censiti dall’Istat i disoccupati over 35 (tra i 35 e i 64 anni) erano 939 000, il 44.67% del totale dei disoccupati; nel 2011, tra i 2 108 000 disoccupati censiti dall’Istat, quelli over 35 (tra i 35 e i 64 anni) erano 976 000, il 46.30% del totale dei disoccupati (elaborazione “Mai Più Disoccupati” su dati Istat). Per il 2012, i dati forniti dall’Istat sono sconvolgenti: nel II trimestre dell’anno in corso “Il numero dei disoccupati manifesta un ulteriore forte aumento su base tendenziale (+38.9%, pari a 758 000 unità), portandosi a 2 705 000 unità. Circa la metà dell’aumento della disoccupazione è alimentato dalle persone con almeno 35 anni”.

Disoccupati adulti, over 35, ai quali si sommano gli inattivi scoraggiati over 35 che hanno rinunciato a cercare un’occupazione nella convinzione di non riuscire più a trovarla: erano 1 087 517 al I trimestre del 2011 (elaborazione Datagiovani su dati Istat-Rcfl).

Disoccupazione adulta che per l’inadeguatezza delle politiche economiche e sociali e per le dinamiche di un mercato del lavoro riservato in larga parte alle persone con meno di 35 anni, troppe volte degenera in disoccupazione di lunga durata non supportata da alcun ammortizzatore sociale e, se non alleviata da una rete di protezione parentale e amicale o da adeguati beni propri, è causa di progressivo impoverimento, anticamera di emarginazione ed esclusione sociali dalle quali può non esserci ritorno!

L’Italia infatti si colloca agli ultimi posti tra i Paesi dell'Unione europea per le risorse destinate alle misure di contrasto della povertà e al sostegno del reddito; Italia, Grecia e Ungheria, in particolare, sono i soli Stati membri dell’Unione europea a non avere ancora istituito il reddito minimo garantito, nonostante lo stesso Parlamento europeo abbia chiesto agli Stati membri dell’Unione che ne sono privi di prevederne l’introduzione!

Disoccupazione adulta dagli effetti dirompenti tanto sulle persone direttamente coinvolte, che vedono dissolvere i propri progetti esistenziali, quanto sulle loro famiglie che spesso, non in grado di far fronte alle scadenze più impellenti (rate del mutuo, canoni di locazione, spese per il pagamento delle bollette, per la salute, per l’istruzione, le stesse spese alimentari) precipitano in una precarietà assoluta, totalizzante. Una precarietà che giorno dopo giorno annichilisce, avvelena l’esistenza, e nega presente e futuro a intere generazioni: genitori e figli.

Cosa pensa di questo drammatico e dilagante fenomeno sociale e, a Suo avviso, come è possibile contrastarlo?

 

di Luchino Galli, blogger e mediattivista. 

Scrivo di disoccupazione adulta per denunciarne l’esistenza non per contrapporla a quella giovanile: disoccupazione adulta e disoccupazione giovanile sono le due facce della stessa medaglia che milioni di cittadini, loro malgrado, portano appuntata addosso; entrambe hanno assunto rilievo come drammatici e dilaganti fenomeni sociali, ma con dinamiche e peculiarità proprie, ragion per cui devono essere contrastate con interventi specifici: mirati e qualificati.


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