Lettera al direttore de La Stampa: una rettifica necessaria
par Aldo Giannuli
mercoledì 6 luglio 2016
Al direttore de “La Stampa”
Dott. Maurizio MOLINARI
Gentile Direttore,
vedo un pezzo sulla questione elettorale ed il M5s, sull’edizione on line del Suo giornale in data 29 giugno us che, ripercorrendo una vicenda del giugno 2014, contiene diverse imprecisioni e, per quel che mi riguarda, una dichiarazione totalmente falsa: «Luigi (Di Maio) è un democristiano vero, farebbe di tutto per sedersi a quel tavolo. Non vede letteralmente l’ora». Quella frase non l’ho mai detta.
Il pezzo rilegge quella vicenda con l’ottica di oggi e suppone un M5s già convinto del fatto che l’Italicum gli fosse favorevole e, pertanto, orientato a fare un’opposizione di bandiera senza crederci più di tanto. Non è così: nel giugno 2014 c’era stato solo il caso Pizzarotti a Parma che aveva segnalato come l’elettorato di destra preferisse votare M5s piuttosto che Pd, ma era convinzione diffusa che si trattasse di un caso isolato e che, al contrario, l’elettorato di destra, nei ballottaggi, si sarebbe astenuto o avrebbe votato Pd piuttosto che una lista “antisistema”. Dunque l’Italicum era visto dal M5s come una vera minaccia, anche perché (al momento) prevedeva le coalizioni e la soglia per il premio al primo turno al 40% (ed il Pd da solo aveva preso il 41% proprio a giugno 2014). Quindi il M5s fece una opposizione vera e molto decisa sulla legge elettorale. Ad un certo momento (giugno 2014) ci fu una disponibilità di Renzi, in qualità di segretario del partito, ad incontrare una delegazione del M5s per concordare eventuali modifiche alla legge ed ottenere almeno l’astensione del movimento.
La delegazione, guidata da Danilo Toninelli (non da Di Maio) e in pieno accordo con Roberto Casaleggio), chiese tre cose:
a- l’abolizione delle coalizioni
b- il ripristino delle preferenze
c- una riduzione del premio di maggioranza, trasformato in un numero fisso di seggi.
Sulla prima questione ci fu disponibilità (e in effetti la legge odierna non contempla le coalizioni), sulle altre due il Pd prese tempo e, siccome il nuovo incontro slittava nel tempo, Roverto Casaleggio scrisse un post molto duro che di fatto segnò la fine del tentativo di compromesso.
Di conseguenza, tutto il resto dell’articolo su quell’episodio decade. Quel che accade oggi è un altro paio di maniche.
Con preghiera di pubblicazione.
Cordialmente
Aldo Giannuli