Lettera al Premier dopo "Porta a Porta". Non siamo tutti delle escort!

par L’89
mercoledì 16 settembre 2009

Lettera al presidente dopo la puntata di Porta a Porta.

Signor presidente,
alla fine non ho potuto resistere alla tentazione di assistere alla messa che ha deciso di far officiare, a danno di altre trasmissioni, dal suo curato prediletto. Non mi sarei mai perdonato l’errore di non poter godere della maestosità produttiva del suo salmodiarsi, del peregrinare convinto a forza di proclami e stilemi che sembrano non reggere più. Sembra non reggere più il suo fisico, il suo spirito da venditore incosciente, e mai ci saremmo permessi il lusso di non poter prender parte, muti, al suo ennesimo spettacolo di battaglia. Pronti, poi, a telegrafarlo.

L’abbiamo scorta, la sua pervicacia. L’immane fatica procurata dallo sforzo fatale, il corpo di reni e il bluff di chi in mano ha picche. Da giocatore consumato. Potrà non crederci, ma nel suo descrivere le case, gli arredamenti, le funzionalità delle abitazioni che ha inaugurato (invero non frutto dell’operosità sua né del governo che rappresenta), ho avuto, netta, la sensazione di ricevere un trattamento simile a quello che pare, secondo alcune testimonianze, riservare alle donne che hanno avuto tanta grazia da intrattenerla durante alcune serate. Non le ripetute amenità in fatto di politica, non il suo disturbato sproloquiare su ciò che chiama comunismo, non il suo spernacchiare la libertà d’espressione, né le minacce ad avversari e stampa, tantomeno i defunti e gli sfollati coi quali ha cercato di rinvigorire la sua immagine corrotta – non mi sognerei neppure di parlarne, io.

E infatti. Le spiego. Nella puntata di Porta a Porta alla quale ho avuto la sventura – cercata, niente scuse – di assistere, l’ho vista descrivere le suppellettili delle abitazioni col fare anonimo di chi non immagina neppure ciò di cui sta parlando, e facendolo col piglio di chi, affaccendato e appena reduce dall’onere, se ne è occupato fino a poco prima. E così il piano cottura delle cucine viene definito anti-sdrucciolo, il frigorifero il meglio su piazza della meglio azienda, l’ultimo modello, italiano. Le colonne a dispersione d’energia, nelle fondamenta, dei pratici box auto. Sono pronto, quindi, a spiegarle la ragione del titolo: nel vederla armeggiare con gli umili utensili di stirpe terrena l’ho scorta in imbarazzo, di quell’imbarazzo che certi venditori non possono concedersi. E dunque: alla mente, come ipertesto, m’è parsa limpida e concreta l’immagine di lei che spiega, passo passo, i fotogrammi del video che pare ama mostrare a talune ragazze presso le sue abitazioni. Lì c’è Bush, quello è un incontro importante, quella è una cosa storica, qui do la mano a un presidente, ecco qui, qui siamo al G8. Dovete sapere che il G8 in realtà è qualcosa di molto più esteso, ormai, e che è destinato a diventare G14, G20. Ecco, io sono l’unico ad averlo presieduto 3 volte. Chi ascolta ignora, chi parla scopa – nel senso di altrettanto, ma i doppi sensi sono ammessi.

L’eccezione, signor presidente, è questa: le donne che annuivano, e intonavano l’inno che lei stesso ha scritto in omaggio alla sua persona, erano molto probabilmente retribuite acchè le sue libidini, di sesso e onnipotenza, potessero trovare sollievo. Il succo (qui niente allusioni) col quale le abbeverava proveniva con tutta probabilità da un paio di tasche, nongià dalle sue parole. Ecco: lei a spiegare e vendere, sul palcoscenico da una vita da mercante che non ha mai rimpianto semplicemente per il suo continuo esercitarla. Ha venduto la sua immagine a quelle signore perchè il suo ego potesse goderne, così come ha cercato, in questa esibizione, di smerciare la mesta chimera di un’emergenza non più insoluta. Noi no, qui è la falla: il malinconico digradare della sua parabola politica e personale l’ha rinchiusa nello scatolo di un’auto-rassucarzione che indora con le sue tre o quattro certezze e che zelanti guardaspalle rafforzano, quando necessario, con annuimenti e applausi finti dai megafoni (sì, perchè sono convinto che lei non sapesse, ma è successo anche questo).

Ci rende tutti mediocri, ci assottiglia a una banda di considerazioni sacrosante ma modeste, che ci sentiamo in dovere di esprimere. E allora se la cerca, e le propongo la banalità di quest’immagine: uomo morente che all’arrestarsi della sua corsa guarda dalla finestra, compiaciuto e triste. Grammofono che gracchia, a decibel strazianti, la canzone della sua vita. E magari balla. Non so, può persino pensare a Little Tony che nella pubblicità dell’integratore viene pescato in soffitta tra poster e vecchi dischi. Senza però essere cosciente dei problemi di cuore. Mediocri prostitute.

Noi no: ha cercato e cerca di spacciare da una vita la sua linea guida, funzionante impalcatura con la quale ha occultato i benefici di cui hanno goduto i suoi affari privati per sua espressa volontà. A noi resta il peggior governo della storia repubblicana, un paese da costruire davvero, al quale è impossibile apporre la targa della protezione civile. No, non siamo delle escort accondiscendenti e discinte, pronte a bere dalla sua artefatta figura forte e sapiente. E purtoppo potrebbe mai rendersi conto che di certo, per questa duratura prestazione anale, a pagare il conto saremo noi. Il che ci distingue dalle sue donnicciole.
U’


Leggi l'articolo completo e i commenti