Lettera ad un elettore del Pd

par David Asìni
martedì 28 agosto 2012

Gentile elettore del Pd, scrivo a te e non a Bersani per una grossa differenza che vi divide; tu sei in buona fede.

Ed è per questo che ti chiedo di ragionare onestamente, senza preconcetti ideologici, e usando solo la testa. Innanzitutto, penso di non poter essere chiamato spergiuro se affermo che il Pd non ha un programma, ma solo un elenco di buone intenzioni, elencate sul sito; sui singoli punti si ascoltano diverse affermazioni, spesso dissimili, altre volte persino antitetiche. Neppure le delibere autoimposte nello statuto hanno valore alcuno. Quelle riguardanti il ricambio della classe dirigente e le primarie per la scelta dei candidati, per esempio, sono state disattese tranquillamente, senza provocare eccessivi imbarazzi. Ti ricordi il grido disperato di Moretti?: "Con questa classe dirigente non vinceremo mai!", sono già passati più di 10 anni. Sul palco c'erano Rutelli, Bindi, D'Alema, Fassino, gli stessi di oggi. Forse apprezzi questi dirigenti, magari li stimi, ti fanno simpatia, non potrai però negare il mancato ricambio generazionale. Non sono i valori della sinistra che sto mettendo in discussione, è l'onesta intellettuale e le capacità di chi, negli ultimi 15 anni, ha preteso di rappresentarli. 

Entrando nel merito, vorrei mettere i puntini sulle "i" riguardo i percorsi, individuali e collettivi, che hanno caratterizzato questo periodo; ci potrebbe essere di aiuto. In primis, penso al conflitto di interessi, che ha generato una situazione di controllo dei media democraticamente anomala e tutt'oggi perdurante. Più della legge salva-rete4 di D'Alema, sono le dichiarazioni di Violante in parlamento che possono far luce sul reale atteggiamento del Pd: "B. sa che gli demmo garanzia piena sulle televisioni...". Questa semplice frase rivela il consociativismo già dilagante, incompatibile con l'antagonismo polemico che i media ci vogliono raccontare. Nell'ultimo governo B., il 34% dei provvedimenti è passato per l'assenza di deputati dell'opposizione, scudo fiscale compreso. C'è poi la questione della laicità dello stato, cui il tuo partito sembra non assegnare dignità alcuna: nella riforma Berlinguer, togliendo risorse alle scuole pubbliche per trasferirle a quelle cattoliche; nei privilegi fiscali, accettandoli passivamente; nell'esenzione imu, votandola. A riguardo vi sono poi una serie di temi etici come l'eutanasia, i pacs, le cure staminali, la fecondazione assistita; qualunque sia la tua posizione in merito, non credo che tu ti possa sentire rappresentato da chi una posizione in merito, non ce l'ha. In questo (fa' male lo so) B., nella sua ottusa accondiscendenza, ha dimostrato più coerenza. 

Sul tema del lavoro ne condividi l'operato? Pensi che le riforme degli ultimi anni siano state più vicine ai lavoratori che alla grande speculazione? Sei favorevole alla riforma Fornero del mercato del lavoro, ultimo tassello di un percorso che ha portato i lavoratori italiani ad essere tra i meno tutelati in Europa? Il tuo partito sì, i lavoratori magari un po' meno, tu, onestamente, puoi dirti soddisfatto?

E arriviamo al punto che più mi interessa: la differenza tra difendere interessi legittimi in buona fede e farsi gli affari propri con i soldi degli altri. Per i privilegi della casta, vorrei limitarmi ad elencare solo alcune delle leggi avallate con i voti Pd: mancata abolizione province; rimborso elettorale completo ai partiti anche con interruzione anticipata della legislatura; divieto di doppi e tripli stipendi; fin qui, si tratta di furti legalizzati, ora vorrei confrontarmi su quelli ancora perseguibili. 

Forse ti sarà sfuggito, ma la base dell'attuale boom di reati dei colletti bianchi nasce tra il 1998 e il 2000 con le riforme sull'abuso di ufficio e sui reati finanziari, presentate e votate dalla sinistra. Successivamente, le posizioni sulla giustizia si sono avvicinate sempre di più a quelle di B., fino a colludere totalmente, tanto che oggi si chiede "rispetto" per gli indagati, i rinviati a giudizio, i pregiudicati, centinaia di persone che mantengono tranquillamente il proprio ruolo. L'elenco completo è impressionante. E' qui, che il Pd perde ogni legame con la politica intesa come impegno onorevole, qui che ti chiedo un momento di riflessione: la classe dirigente rappresenta, per definizione, il meglio che un paese possa offrire, quando fatti, anche non perseguibili penalmente, contraddicono questo postulato, l'allontanamento può non diventare un evento logico e irrinunciabile? E' tollerabile che rinviati a giudizio non vengano dimissionati? E questa deriva a quali conseguenze conduce? 

Dove stiamo andando ce lo raccontano le classifiche sulla corruzione e l'attuale situazione economica. Contrapposta a queste semplici verità, spesso leggo un'obiezione: il partito ha fatto quello che ha potuto, e gli altri sono sicuramente peggio. Su gli altri meglio o peggio sorvolo, rispettando qualunque opinione, sulla prima, mi farebbe piacere considerassi che il Pd, in questi anni, ha fatto semplicemente quello che ha voluto. Il percorso è fatto di scelte, bivi, precipizi, che tu, con il tuo voto, hai contributo ad indicare. 

Questo partito in Francia, in Germania, in Gb, non sarebbe durato una settimana. Questo perché, al primo Penati qualunque indagato che fosse rimasto al suo posto, gli elettori avrebbero risposto abbandonandolo in massa alle prime elezioni, qui no. Il Pd è così perché tale i suoi elettori gli permettono di essere, usufruisce di un pacchetto di voti sostanzioso fatto da: nostalgici che si informano solo sui rai tre e sull'Unità; da una struttura economica di cooperative atta a reclutare consenso clientelare; tanti altri che, forse, qualche dubbio ora se lo stanno ponendo.

Non so quanto di quello scritto ti arriverà, caro elettore del Pd; molto sarà dipeso dalla capacità di spazzare via veli ideologici e settarismi di parte. Se sei riuscito a fare questo, forse ti riuscirà facile scrivere a Bersani, dicendogli che applicare le delibere dello statuto e allontanare i pregiudicati dalle istituzioni è condizione minima perché tu lo possa votare. Questo è l'unico sistema per non essere più complice di un partito che è, semplicemente, dedito all'esercizio del potere, che senso ha continuare a dargli forza?

«La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico. » E. Berlinguer 1981


Leggi l'articolo completo e i commenti