Legge elettorale: cosa vuole Napolitano

par Aldo Giannuli
lunedì 19 ottobre 2015

Giorgio Napolitano è stato certamente il peggior Presidente della Repubblica dal 1946 in poi, il più scorretto, il meno leale, il più dannoso per le istituzioni repubblicane, ma credevamo di essercene liberati.

Invece continua a pontificare come se fosse ancora lui il capo dello Stato (facilitato in questo dall’eccessivo understatement del suo successore che sarebbe ora si facesse sentire un po’ di più) e, sotto questo velo pontificale, a bazzicare l’arte dell’intrigo politico. Veniamo al punto della legge elettorale al quale ha riservato un passaggio del suo recente e non necessario intervento in Senato. Andiamo al sodo: Napolitano, ed altri con lui, è terrorizzato dall’idea di una vittoria del M5s.

Eventualità non fantascientifica, considerate le particolarità dell’Italicum:

a. assenza di coalizioni e premio su lista

b. doppio turno.

Come abbiamo già detto: il centro destra ha probabilità molto scarse di arrivare al ballottaggio ed il Pd ha dimostrato di avere un richiamo inesistente sull’elettorato che al primo turno non lo ha votato, per cui, nei ballottaggi, ha spesso perso, pur essendo arrivato primo nel turno iniziale, tanto con candidati di destra (come a Venezia), quanto con candidati M5s (come a Parma, Livorno ecc.). Dunque, non è affatto impossibile che il ballottaggio avvenga fra Pd e M5s e che questo, pur con una base molto inferiore al primo turno, vinca le elezioni. Il che, per inciso, mostra quanto siano incompetenti in materia di leggi elettorali il Pd ed i suoi “esperti”.

Sin qui tutto chiaro, quello che invece non si capisce è come possano uscirne, anche al di là della figuraccia di rifare una legge elettorale a distanza di un anno dalla sua approvazione (prova delle idee chiare del legislatore). I possibili rimedi potrebbero essere tre:

1. reintrodurre le coalizioni

2. abolire il secondo turno

3. abbassare il quorum necessario al primo turno.

La prima soluzione sembra la più semplice ma non lo è, soprattutto perché non sicura e sgradita a Renzi. L’obiettivo sarebbe quello di portare al secondo turno Pd e centro destra lasciando a terra il M5s. Ma, in primo luogo non è detto che riesca: nei sondaggi il Centro destra mette insieme uno scarso 15% della Lega, un 9% di Fi, circa il 3% di Fdi e poi un 4-5% di formazioni di incerta collocazione (Fitto, Tosi, Verdini, Casini, Alfano) di cui una parte potrebbe scegliere il centro destra ed un’altra il Pd. Dunque, sempre che tutte le formazioni “incerte” scelgano il centro destra (il che non è affatto scontato) si parte da un teorico 31-32% contro un 25-26% del M5s. Ma questo “a bocce ferme”: i sondaggi indicano un M5s che, almeno per ora è in ascesa, ed un centro destra in discesa, peraltro, una manovra così scoperta di manipolazione della legge elettorale per bloccare un contendente, potrebbe portare altra acqua al mulino di Grillo. In secondo luogo, non è scritto da nessuna parte che il M5s debba necessariamente continuare a presentarsi da solo anche in presenza di una manovra di questa gravità antidemocratica come questa, potrebbe anche scegliere di dar vita ad una coalizione con liste civiche ed in questo caso occorrerebbe rifare i conti. Poi la coalizione del Pd sarebbe meno facile del previsto: dato che non mi sembra facilissimo mettere su una alleanza fra Casini, Verdini e Alfano da una parte e Vendola dall’altro (per quanto….) occorrerebbe scegliere. Se Renzi sceglie verso sinistra (Sel), schefglie un’area del 3% mollando una del 4-5% regalato al centro destra.

Se, al contrario, sceglie verso destra, rinuncia a Sel che potrebbe anche subire una doppia deriva di “voto utile” fra M5s e Pd, con che si assottiglierebbe il vantaggio del centro destra sul M5s.

Insomma, 5-6 punti di vantaggio di una coalizione di 7 o 8 pezzi su un soggetto unico, sono troppo pochi per dare nessuna sicurezza.

Peraltro, questa soluzione sarebbe sgradita a Renzi per ragioni sia tattiche che strategiche. Tatticamente Renzi punta a vincere al primo turno con il 40% e, quindi, ad imbarcare quanto più può dell’area centrista-incerta, ma sottraendola al centro destra, per cui il vantaggio della coalizione Fi-Lega-Fdi si ridurrebbe si e no ad 1 o 2 punti percentuali teorici, una cosa risibile.

Le ragioni strategiche sono invece legare al suo progetto di “Partito della Nazione” che sarebbe vanificato dalla possibilità dei piccoli di restare da soli e non confluire nel Pd. Insomma, non mi pare che questa soluzione possa avere troppe possibilità di passare.

La seconda soluzione è abolire il secondo turno. Qui però si rischia di ricadere nel vizio di incostituzionalità che ha portato alla bocciatura del Porcellum: dare un premio eccessivo che stravolga le regole della rappresentanza. Vero è che la Corte ha emanato una pessima sentenza a proposito della legge elettorale lombarda (relatore, guarda caso, Giuliano Amato, tanto amico di Napolitano), però a tutto c’è un limite, già questa legge, così come è, pone molti dubbi di costituzionalità, poi, abolendo il doppio turno, somiglierebbe troppo a quella già bocciata e diventerebbe del tutto indifendibile.

Terza soluzione: abbassare al 35% la soglia per dare il premio al primo turno ed evitare il secondo. Sarebbe la stessa cosa del caso precedente. In occasione della scorsa occasione la Corte ritenne eccessivo un premio del 54% dei seggi ad una coalizione che aveva avuto il 29% dei voti, ora un eventuale 35% non sarebbe poi una base di partenza tanto più alta.

In tutto questo, poi, dobbiamo vedere come si risolverà l’anomalia di tre giudici costituzionali scaduti e non rinnovati dal Parlamento. A proposito: Signor Presidente, l’elezione dei giudici costituzionali è un atto dovuto del Parlamento per cui, se questo Parlamento non è in grado di adempiere al suo dovere, va sciolto e vanno indette nuove elezioni; non sarebbe male ricordarlo.

Insomma mi pare più facile a dirsi che a farsi. Non sarebbe la prima volta che Napolitano prende una musata. Ci auguriamo che anche questa volta vada così.


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