Lega Nord-Pdl: il ’patto’ è servito
par VerbumDeVerbo
giovedì 8 aprile 2010
Le elezioni regionali hanno stabilito un nuovo equilibrio nel Pdl. Ora si tratta con Bossi mentre Fini resta fuori
La politica, si sa, è un perenne gioco di compromessi e favoritismi nemmeno troppo nascosti. Inevitabile che, all’indomani delle elezioni regionali che hanno determinato il ruolo di primissimo piano della Lega, Berlusconi cercasse un accordo con Umberto Bossi. Inevitabile perché il senatur si sente nel diritto (e quasi nel dovere) di pretendere qualcosa in più dal suo capo, visto che ha contribuito in maniera determinante alla vittoria del Pdl in due regioni fondamentali come Veneto e Piemonte. Martedì, giorno di relax post pasquetta, si è svolto un summit a Villa San Martino, l’ormai famosissima residenza di Silvio Berlusconi ad Arcore. Presenti, oltre al capo del Governo e al leader della Lega, anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini (quello del milione di persone a Piazza San Giovanni), Sandro Bondi, il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, il ministro degli Interni Roberto Maroni e, ultimo in ordine di arrivo, il titolare della Difesa Ignazio La Russa. Al centro del confronto tra i rappresentanti delle due parti c’era la definizione di un complesso equilibrio tra federalismo, semipresidenzialismo e l’immancabile riforma della giustizia. Tangente anche la questione di Galan al Ministero dell’Agricoltura, avvicendamento reso necessario dopo l’elezione dell’ex ministro Luca Zaia alla presidenza della Regione Veneto.
Nel frattempo gli ex di An protestano per l’ufficializzazione del protagonismo leghista. Le parole del Ministro per le Politiche Comunitarie sono chiare: “Non può essere la Lega l’asse portante delle riforme. Se così fosse verrebbe meno la ragion d’essere del Pdl”. E aggiunge: “Berlusconi dovrebbe capire che il Pdl è un tandem tra lui e Fini. Prima devono parlarsi loro due e poi parlano con la Lega”. Utopia. Fini non ha mica un partito da 12,7%.