Lega-M5S: cambio di governo o di assetti istituzionali?

par Fabio Della Pergola
lunedì 19 agosto 2019

Mai avuta la benché minima stima per i Cinquestelle. Non per i militanti né per i loro eletti e nemmeno, pur capendone tante motivazioni, per i loro elettori.

Tanto meno ne ho avuta per i due capoccioni che a quel movimento hanno dato vita e spessore.

Non per Casaleggio padre, già candidato in una lista civica vicina a Forza Italia e propagatore di quel demenziale progetto di fanta-geopolitica noto come Gaia oltre che esaltatore delle gesta di Gengis Khan, «il più grande massacratore della storia prima dell’invenzione della polvere da sparo (e del Zyklon B)» (come scrivevo anni fa).

E non per Beppe Grillo che dichiarò, papale papale, di avere in sé «l’ottimismo della catastrofe» (Beppe Grillo intervistato da Beppe Severgnini, Corriere della Sera, 13/11/1997).

Nota bene: “DELLA” catastrofe, non “NELLA” catastrofe. Credo sia chiara la differenza: è un’affermazione nichilista, si distrugge tutto e si sta a vedere che succede; poi dalle macerie “si ricomincia” con ottimismo (mentre qualcuno conta le vittime, si suppone). Nel frattempo la gestione sarebbe affidata a un “magnifico dittatore” (come lui stesso si descriveva).

Nella prassi di quest’anno e poco più di governo gialloverde abbiamo potuto toccare con mano l’inconsistenza, il pressapochismo, la crassa ignoranza così come la vanagloria, il narcisismo e l’autoreferenzialità dei parlamentari Cinquestelle (peraltro non così diversa da quella esibita negli anni da tanti loro colleghi di altri partiti) ma, soprattutto, l’assoluta debolezza politica nel rapporto con il partner di governo. Al quale hanno fatto ingenuamente da traino fino al rovesciamento di forze sancito dalla ultime europee.

Oggi, si sa, il capetto politico del Movimento, si giostra come può tra l’Est e l’Ovest (se non vi piace la dicotomia “destra e sinistra”) cercando di imitare – per ora balbettando – l’abilità di navigator di un Bettino Craxi.

In questo bailamme si è un po’ eclissata la portata “catastrofica” – alias apocalittica – veicolata dai due padri fondatori. Forse perché uno è deceduto (e l’erede appare ben più freddo, cinico e calcolatore) e l’altro si è ritirato a vita privata, dando solo qualche segno di vita dall’oltretomba con i suoi post criptici, a mo’ di Sibilla Cumana.

O forse perché è solo occultata dietro un programma volutamente terra terra, unicamente concentrato su aspetti strettamente materiali (qualche soldo ai più disagiati, ma in maniera a dir poco ecumenica senza alcun progetto costruttivo). Cioè "fare cose" senza però rivelare le proprie finalità di progetto.

Cosa che è più palese in Matteo Salvini: anche per lui è fondamentale “fare cose” (e vuole un partner che collabori con dei ministri “del sì”), ma non nasconde più di tanto quella volontà di far saltare il banco del sistema democratico (ricordate la richiesta di “pieni poteri”?) che i suoi mentori, americani o russi – Bannon e Dugin (oggi un po’ in ombra per via della nota inchiesta sulla corruzione russa) ­– proclamano invece a gran voce.

Dopo lo sgambetto al governo da parte di Salvini, fatto sbagliando un po’ vistosamente i conti (o almeno così sembrerebbe anche se è lecito tenersi il dubbio che sia stata tutta una manfrina per far fuori con un rimpasto le frange 5S più restìe a "collaborare"), tutta l’attenzione degli osservatori si è concentrata sulla possibilità di un ribaltone immaginato come imminente e capace di mettere fuori gioco una Lega in trepida attesa (e senza più l’ombrello protettivo di un parlamento amico) di qualche novità, forse fatale, sulla vicenda Metropol.

Ma i giochi non sembrano essere finiti lì e, dopo i tentennamenti del PD, si è vista anche la rapida retromarcia del capo leghista che ha addirittura offerto all’inconsistente Di Maio, la poltrona più alta del governo pur di bloccare l’ipotesi ribaltone. Ha palesemente perso la faccia, ma – forse – non ancora la poltrona e il potere connesso.

Nell’ipotesi – lo vedremo a breve – che il suo controribaltone abbia successo e che quindi il M5S si schieri più compattamente a fianco della Lega più reazionaria di sempre, avendo emarginato al suo interno l'ala a suo modo "progressista", non potremmo che pensare a un riemergere, dalle profondità più oscure dell’ideologia pentastellata, di quelle pulsioni distruttive proprie dei Padri fondatori: andare a determinare la "catastrofe risolutiva" che qui prenderebbe la forma dello scontro totale con l’Unione Europea, dello sforamento di ogni parametro previsto fino, magari, all’uscita dall’euro.

Vale a dire il riemergere dei motivi primi del successo populista gialloverde quando la polemica antieuropea era all’ordine del giorno e di cui il ventilato ministro dell'economia Paolo Savona (poi stoppato dal Presidente Mattarella) ci ha già dato uno spaccato.

Cioè l'esatto opposto della prospettiva di ribaltone che Romano Prodi ha già battezzato "maggioranza Ursula", ricordando la convergenza dei voti piddini e pentastellati sulla nuova presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

Il nichilismo proprio del grillismo della prima ora troverebbe, in questa ipotesi, una sintesi con la più manifesta voglia di far saltare il sistema liberale tutto (nella prospettiva antidemocratica di un Bannon) che Salvini lascia ormai intravedere sempre più spesso. Emergerebbe l'intenzionalità fin qui latente che ha fatto da collante (populista) fra due formazioni politiche per altri versi così diverse.

Il 20 prossimo venturo al Senato non c'è quindi in ballo solo il futuro dell'attuale governo, ma un radicale cambio di prospettiva politica che può tradursi in un drammatico cambio di paradigma istituzionale. Con tutto quello che può seguire.

Notizie di segno opposto arrivano dal conclave degli "elevati" a Cinquestelle riuniti nella villa di Grillo sulla costa tirrenica: si direbbe che lo schiaffo preso dal leader leghista sia stato tale da farli recedere seriamente dagli insani propositi di un riavvicinamento sempre più spostato a destra. E che Grillo abbia superato il suo personale delirio apocalittico forse indotto in lui da taluni penosissimi fatti privati di tanti anni fa. 

Vedremo se dalle parole si passerà ai fatti. E di che specie di fatti si tratterà. Comunque sia dopo comincerà un altro ballo.

Foto: Antonella Beccaria/Flickr


Leggi l'articolo completo e i commenti