Leaderismo e personalizzazione nella politica

par Angelo Cerciello
venerdì 2 gennaio 2015

Dopo la fine dell’epoca delle ideologie ora sembra finire anche l’epoca dei partiti. Fenomeni come la personalizzazione o il leaderismo si affermano sempre più nella politica contemporanea prendendo il posto che era una volta dei partiti di massa. La maggioranza dei partiti sembra debole e male organizzata sul territorio: i partiti di oggi sembrano giganteschi comitati elettorali poco radicati tra le persone, anzi, per meglio dire, molto lontani dalla gente, dal mondo reale.

Nella società contemporanea, società dei consumi, società dell’immagine, società del turbo-capitalismo, ebbene in questa società è oltremodo importante il marketing e la comunicazione e un leader politico fa un uso accurato di entrambe le cose. Il partito assomiglia sempre più ad un brand, ad un prodotto da vendere e da propagandare.

Il leader rappresenta uno strumento formidabile per la raccolta del consenso e per il mantenimento di quest’ultimo. Allo stesso tempo, il leader riesce a risolvere i problemi e le sfide che le comunità e le società propongono? O le sue sono solo parole vuote, slogan, promesse e fantasmagorie varie? Risulta molto evidente che il leader si serve di un linguaggio mediatico vuoto e inconsistente e questo spesso coincide con i risultati che tale leader ottiene.

Siamo in un periodo storico in cui la politica e i governi sono sudditi dei poteri forti, delle lobbies, delle multinazionali. Siamo in un periodo storico in cui la politica è svuotata del suo valore di democrazia di rappresentanza. In questo particolare periodo il leader politico risulta un ottimo comunicatore e imbonitore di masse, ma sia esso che la politica di cui si fa portavoce risultano vuoti, senza senso, inutili, inconcludenti.

Il leaderismo e la personalizzazione si affermano in un’epoca di post-democrazia in cui il cittadino comune sceglie spesso il disimpegno verso la politica e in cui il voto elettorale, caratterizzato da alto astensionismo, risulta come un atto vano e senza alcun senso. Una condizione di post-democrazia in cui i diritti acquisiti da tempo sono negati in modo graduale, in cui viene meno la partecipazione del cittadino alla gestione della cosa pubblica e in cui la democrazia diretta diventa una mera utopia.

Oltretutto la politica e la democrazia di rappresentanza sono “ostaggio” della manipolazione mediatica e di un’opinione pubblica forte e a senso unico. La manipolazione mediatica porta a fenomeni come la gogna mediatica, la spettacolarizzazione delle notizie, il sensazionalismo, la suggestione etc.

Leaderismo e personalizzazione nella politica sono fenomeni che ben si inquadrano nella società dell’immagine e della manipolazione mediatica. Società dell’immagine che propone mitologie, icone pop, divi da adorare, supereroi e tanto altro: i leader politici sono la “versione politica” delle icone pop del mondo dello spettacolo, del cinema, della moda, dello sport etc.

Foto: Palazzo Chigi, Flickr.


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