Le strumentalizzazioni dell’alluvione di Messina

par Bernardo Aiello
domenica 11 ottobre 2009

Non sappiamo se le parole pronunziate da monsignor Calogero La Piana, arcivescovo di Messina, durante l’omelia nel corso dei funerali di Stato per le vittime del recente nubifragio abbattutosi sulla riviera ionica dell’isola, abbiano o meno raggiunto i cuori e le menti degli appartenenti alla classe politica, presenti così numerosi e così autorevoli.

Di certo non hanno raggiunto taluni appartenenti al mondo dell’informazione ed a costoro il vostro reporter sente il dovere, nel senso kantiano del termine, di replicare.
 
Partiamo dalle parole di monsignor La Piana, che li riguardano:
“Si è voluto, come avviene sovente in circostanze simili, polemizzare, giudicare e condannare con sufficienza e presunzione.

Ma miei cari, ciò che non riusciamo a tollerare è il reiterato tentativo di strumentalizzare per l’ennesima volta il dramma di questa nostra terra e di questa sua nostra amata gente.”

Oggi uno dei più diffusi quotidiani, in relazione all’omelia dell’arcivescovo, titolava all’incirca “Mai più abusivismo”, con ciò accreditando l’indimostrata tesi che la vera causa dei danni dell’alluvione siano gli abitanti di queste terre, i quali, “sporchi, brutti e cattivi” come in un vecchio film di Manfredi, si dedicano esclusivamente all’edificazione abusiva e, perciò, chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
 
Una cosa è certa: gli estensori di questo titolo non hanno mai abbandonato le poltrone dei loro uffici per visitare il territorio, su cui pontificano.

 
Se lo avessero fatto avrebbero visto lungo quasi tutta la martoriata costa ionica, da Messina a Taormina:
1) La linea ferroviaria;
2) La Statale 114 con la sua doppia fila di case ai fianchi;
3) L’autostrada Messina-Catania;
praticamente tutte e tre entro i limiti di inedificabilità indicati dal decreto Galasso; così, quando viene giù la montagna, in colpo solo si interrompono fra Messina e Catania i collegamenti ferroviari, stradali ed autostradali. Pochi giorni prima che succedesse a Scaletta Zanclea, lo stesso era successo a Letojanni ; e, i più lo ignorano, i primi straordinariamente tempestivi soccorsi agli abitanti di Scaletta Zanclea sono giunti via mare ad opera della Guardia Costiera, una Istituzione che ancora funziona.
 
Se lo avessero fatto avrebbero visto sul lato tirrenico, sempre nel comune di Messina, la Strada Statale 113 e la sua Diramazione litoranea, entrambe interrotte per frane da quasi due anni, funzionare solamente a senso alternato mediante bretelle provvisorie e semafori. La frana sulla Statale 113 è in contrada Locanda, in prossimità del villaggio Gesso; quella sulla Statale 113 DIR è in contrada Calamona nei pressi del villaggio San Saba. Entrambe sono in piena campagna, nessuno vi ha mai costruito vicino e nessuno vi ha mai tagliato un albero vicino. La Procura della Repubblica di Messina da tempo ha aperto in merito una inchiesta. Ecco come viene fatta dallo Stato la manutenzione delle strade dalle nostre parti.
 
Se lo avessero fatto avrebbero potuto verificare che, ormai da decenni, non viene eseguita alcuna opera di sistemazione idraulica nei numerosi torrenti da parte dell’Ufficio del Genio Civile.
 
Se lo avessero fatto, avrebbero potuto accertare, carte topografiche alla mano, che le costruzioni abusive nel territorio comunale di Messina, per le quali è stato disposta una ordinanza di demolizione non eseguita, sono solo una manciata. Certamente la gestione di questo territorio è dissennata anche dal punto di vista dell’edilizia civile, ma ciò non è dovuto all’abusivismo, bensì al clientelismo politico ed amministrativo, che permette ad una ristretta cerchia di soggetti di piegare ai propri interessi le Istituzioni. Per questo motivo monsignor La Piana ha parlato, oltre che di negligenza e noncuranza, anche di interessi privati ed egoistici, logiche perverse e speculazioni di ogni ordine e grado.

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Forse bisognerebbe prestare più attenzione alle parole di un vescovo, che, con l’omelia per le vittime dell’alluvione di Messina, è entrato nei cuori dell’intera comunità diocesana.

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