Le sberle a Bossi
par Marco Marini
mercoledì 15 giugno 2011
La politica della Lega Nord ai referendum. Il secondo schiaffo. Prospettive
Le intenzioni di voto dei principali capi leghisti, Bossi, Calderoli e Maroni, rappresentati le anime maggioritarie del partito, per questi referendum si potevano riassumere con il 'tutti al mare' di craxiana memoria ma la base dei politici locali si era invece mossa in ordine sparso: alcuni decisamente schierati per 4 Sì come molte giovani leve, il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e alcuni presidenti di provincia, altri ritirando solo alcune schede, altri ancora fautori dell'astensionismo o per convinzione o in esplicito rispetto delle indicazioni del capo.
Nonostante questa eterogeneità di posizioni pre-voto Maroni aveva anticipato il raggiungimento del quorum (commettendo un errore troppo grossolano per esser considerato come ininfluente o una semplice marachella o peggio una svista) e quindi la seconda 'sberla' (dopo la prima amministrativa). Ma il secondo schiaffo, se di questo si tratta, sembra un po' troppo per un navigato come Bossi. A giudicare da alcune dichiarazioni al vetriolo che alcuni dei suoi hanno lanciato a Zaia, reo di aver messo in luce il paradosso dell'astensionismo leghista, sembrerebbe che il partito-persona abbia accusato il colpo se è vero che invece di prendersela con il proprio capo che per la seconda volta è stato tradito dalla sua base se la va a prendere con alcuni dei suoi e guarda caso con quelli che hanno cavalcato l'onda dello 'tsunami' che dal Veneto ora rischia di risalire verso Varese. Eppure le schede referendarie sui servizi pubblici essenziali non potevano aver troppo spazio a interpretazioni personali in un partito così legato al territorio come quello leghista che ha già le mani in pasta in molti di quei servizi passibili di abrogazione per cui risulta difficile credere all'onesta' intellettuale di Bossi e non dar ragione a Zaia. Il governatore del Veneto ha preferito cavalcare la protesta popolare quantunque demagogica nella parte in cui non si permettono aumenti di tasse ma si pretendono servizi efficienti con strutture colabrodo e bilanci in rosso fisso. Propaganda per propaganda forse Zaia ha preferito almeno non passare per sconfitto. Chi poteva contestarlo nel merito dall'interno del partito? Non certo i ministri leghisti che avevano fatto campagna attiva per l'astensione e anche qualcosa di più, come l'approvazione del decreto sospendi-nucleare dell'ultimo secondo e la decisione di non accorpare il referendum alle amministrative (sprecando almeno 50 milioni di Euro).