Le ronde: occasione di riscatto civile

par Elia Banelli
martedì 28 luglio 2009

Non tutto il male viene per nuocere, e nonostante la pessima figura di Massa (persino Berlusconi ha dovuto ammettere: “ci fanno perdere il consenso”) un uso alternativo e “civile” delle ronde sancite per legge può essere ancora perseguibile.

 

Gli esempi “positivi” non mancano, se inquadrati nell’ottica di una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita di quartiere ed al territorio in cui vivono.

In Sicilia, i volontari dell’associazione Antrass, che si occupano di protezione civile, ci vedono la possibilità di un lavoro in più, come in Calabria non mancherebbero le ronde notturne per la legalità (anche se le ‘ndrine non gradirebbero).

In Puglia esistono le ronde Pummarola, organizzate da alcuni sindacalisti Flai-Cgil per i lavoratori stagionali che raccolgono “in nero” i pomodori nel foggiano.

Nel Nord la tendenza è simile: ci sono le Ronde Piadine, promosse da Aduc e Codacons in difesa dei turisti troppo spesso vittime delle furberie dei commercianti (visti i casi recenti servirebbero anche a Roma) oppure a Milano il “comitato delle sedie”, di cui fa parte Nando Dalla Chiesa, con i cittadini che si intrattengono per strada e sui marciapiedi. Con la scusa di una birra e una chiacchierata si allontana così la presenza nel quartiere di prostitute e malintenzionati.

Infine nelle isole vittime degli incendi, che divorano ettari di bosco e minacciano i turisti, qualcuno sta pensando alla salvaguardia del territorio.

Sono esempi virtuosi che si scontrano con l’altra tendenza, che purtroppo può fomentare i peggiori istinti razzisti e diffondere la cultura pericolosa della “giustizia fai da te”. Soprattutto le ronde partorite dal ventre della Lega, come la Guardia Nazionale padana, capitanata da quel Max Bastoni che alcuni anni fa coniò lo slogan elettorale: “Bastoni contro gli immigrati”.

Oppure i rigurgiti fascisti della Guardia Nazionale italiana, guidata dall’impresentabile Gaetano Saya.

Se le ronde sono ora legge dallo Stato tanto vale puntare sulle tendenze migliori della società. In generale non sarebbero necessarie nuove ronde per un lavoro che da anni centinaia di associazioni, di volontariato e non solo, svolgono con competenza e dedizione su tutto il territorio nazionale.

Inoltre la cronaca recente è poco incoraggiante. L’altra sera in un comune dei Castelli romani, alle porte della capitale, i carabinieri intervenuti in un supermercato dopo una rapina hanno dovuto chiedere un passaggio perché sprovvisti dell’auto d’ordinanza.

In un qualsiasi paese civile, la domanda di maggiore sicurezza dei cittadini (tra l’altro incentivata o sdrammatizzata dai media a seconda del governo in carica) si risolve normalmente in un più corposo finanziamento dello Stato alle forze dell’ordine ed alla magistratura.

In Italia invece si preferisce togliere fondi alla polizia, alle prese persino con problemi di benzina, si intralciano con leggi ad hoc i normali percorsi della giustizia, e si inventano le ronde fai da te.

La politica della sicurezza del governo di centrodestra è improntata su una propaganda di facciata che nasconde una sostanziale incompetenza nella gestione della cosa pubblica.

E questo è davvero preoccupante.


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