Le ragioni della sconfitta di Zapatero secondo “l’Avvenire”
par UAAR - A ragion veduta
mercoledì 23 novembre 2011
La vittoria elettorale del Partito Popolare spagnolo è stata commentata sul quotidiano dei vescovi italiani l'Avvenire da Marco Olivetti con un articolo dal titolo "La Spagna si libera dello zapaterismo, sogno-incubo di radicale disunione".
L’autore ha accusato il premier uscente Zapatero di aver voluto “demonizzare l’avversario (non solo in campagna elettorale, ma anche nella politica quotidiana)”, qualificandolo “come estrema destra, neofranchista e clericale”, nonché di non aver “neppure esitato a riaprire le dolorose ferite della guerra civile degli anni Trenta, che la transizione spagnola degli anni Settanta aveva tentato di seppellire”.
La Chiesa spagnola, ha continuato Olivetti, “è stata dipinta come un’arca neofranchista e addirittura vilipesa per sette anni. Lo spirito dell’anticlericalismo repubblicano degli anni Trenta è stato ripreso in tutto fuorché nel ricorso alla violenza”. L’articolo si concludeva sostenendo che “ora la politica spagnola ha di nuovo un volto serio e rispettabile e smette di essere vuota propaganda”, mentre “sul sogno-incubo Zapatero giudicherà la storia”.
Nessun accenno, in pratica, alla crisi economica, che è quasi universalmente considerata la principale se non unica causa della sconfitta socialista. Una riprova la si ha analizzando i flussi elettorali: il PSOE, rispetto alle precedenti elezioni, ha perso quattro milioni di voti, ma il PP ne ha intercettati solo cinquecentomila.
Il resto dell’elettorato socialista ha preso altre direzioni: il non voto (un milione e trecentomila), la sinistra unita (settecentomila) e le altre liste minori progressiste (oltre un milione), tutte attestate su posizioni laiche identiche o perfino più avanzate del programma socialista.
La circostanza è stata evidenziata, in Italia, quasi soltanto da Concita De Gregorio, che su la Repubblica ha sottolineato come la responsabilità dell’esito elettorale sia stata soprattutto del PSOE. La stessa De Gregorio, in un altro articolo, ha ricordato però agli indignados che “le loro legittime ragioni hanno prodotto il risultato più lontano da quel che servirà d’ora in avanti, al paese, ad avere pari opportunità e scuole pubbliche migliori, laicità, giustizia sociale, tutela dei lavoratori”.
Il riferimento alla laicità non è piaciuto al polemista de l'Avvenire, Rosso Malpelo, che in un commento intitolato Africa e Spagna: tra luci e ottusità inguaribili… ha accusato la De Gregorio di “mancanza di intelligenza”, di aver sostenuto che Zapatero “è senza colpa”, e di intendere la laicità come “ancora guerra alla Chiesa”. E l’ha pertanto invitata a rileggere “Cazzullo e La Spina: questa era la vecchia ricetta, sconfitta e finita”. Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera, si è in realtà limitato a riprendere voci del mondo cattolico, senza aggiungere significativi commenti personali; mentre Luigi La Spina, su La Stampa, ha sì parlato di “nuova ricetta”, ma di una ricetta economica, in un articolo che non entrava nel merito delle questioni laiche.
Raffaele Carcano