Le maschere cadute del M5S

par enzo sanna
sabato 10 settembre 2016

I luoghi comuni si sprecano: chi la fa l'aspetti, chi di spada ferisce di spada perisce, si vede il fuscello nell'occhio altrui ma non la trave nel proprio occhio. L'elenco potrebbe continuare con altri modi di dire meno signorili che circolano in rete, ma è superfluo, la sostanza non cambia. C'era da attenderselo. Il movimento grillino mostra in questi giorni una parte dei suoi limiti; una parte soltanto. Pressapochismo, inadeguatezza, impreparazione, miste a una buona dose di spavalderia e arroganza non potevano che produrre quanto la cronaca illustra.

In seguito al caos provocato dal sindaco grillino di Roma si possono registrare (e analizzare) diversi atteggiamenti che vedono in campo da un lato i detrattori del M5S, dall'altro lato i sostenitori delusi sempre più distanti dai difensori a prescindere. Le tre categorie non mancano di argomenti, da quelli ovvii degli avversari politici a quelli piagnucolosi dei delusi sino ad arrivare al genere, tra il cieco e l'indisponente, dei difensori d'ufficio, molto simile nella forma ai bizantinismi usati in illo tempore dai dirigenti craxiani nei confronti dei loro compagni colti con le mani nel sacco. Si riesumano concetti quali complotto dei poteri forti, accanimento da parte della magistratura, attacco della stampa e amenità varie, come se le scelte fatte a Roma non dipendessero dal sindaco e dal direttorio messo a consigliarlo e controllarlo, infischiandosene del ruolo istituzionale del consiglio comunale.

Chi scrive non è stupito affatto da ciò che accade. Fin dai primi vagiti del movimento grillino (le amministrative del 2009) se ne poteva comprendere l'impronta populistica e antidemocratica, capace di aggregare qualunquisti e scontenti, meno capace di selezionare una classe dirigente adeguata. Come può dirsi democratica una organizzazione politica che è proprietà privata di un individuo? Non ci si deve stupire se poi succede quanto si sta verificando oggi. Era scritto, ed è solo l'inizio. Forse qualcuno dovrebbe richiedere con forza l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione anziché tentare riforme col fine di ridurre ulteriormente i margini di partecipazione democratica. E sì, perché la democrazia interna delle organizzazioni politiche non riguarda i soli cinquestelle; purtroppo i renziani se la stanno tentando. Inutile citare gli altri partiti-persona quali Forza Italia, Italia dei valori, etc.

È incontestabile, poi, l'uso sfacciato della doppia morale, quella del giustificazionismo riservata a se stessi e quella delle accuse implacabili rivolte agli altri. Altrettanto incontestabile è l'uso delle scusanti di dubbia sincerità (caso Muraro) in cui è coinvolta la sindaca Raggi in prima persona e, ancor più, il deputato Di Maio il quale, colto in fallo, non potendo più sostenere di non essere stato informato circa il provvedimento della magistratura riguardante la Muraro, ne vien fuori con un penoso "Ho letto la mail, ma non ho capito"! C'è qualcuno disposto a credergli? O forse davvero non capisce.

Insomma, i grillini si stanno dimostrando uguali agli altri nelle manifestazioni meno nobili della politica con l'aggravante della scarsa, se non inesistente, democrazia interna e dunque privi di anticorpi, a dimostrazione di quanto poco serva allo scopo la tanto esaltata rete. Costoro si stanno distinguendo quali maestri di trasparenza opaca, giocolieri di disinformazione, campioni olimpionici di nepotismo (come definire diversamente il passaggio di poteri da papà Casaleggio al figlio, oppure la carica di vicepresidente del movimento riservata al figlio di Beppe Grillo?), palesemente incapaci di assumersi responsabilità di governo.

Infatti, alla prima opportunità concreta, cadono le maschere dalle loro facce e appare il vero volto di questo movimento che riesce a creare consenso sbraitando, insultando, offendendo, ma cede al pari di una pera sfatta nel momento in cui viene chiamato a dimostrare cosa sa fare.

Attendiamoci ora la campagna di disinformazia da parte degli esponenti più in vista del movimento. Ha già iniziato Di Battista evocando poteri forti e tentativi di influenzare il voto al referendum costituzionale tra i motivi delle disgrazie romane. Ma la furberia più eclatante l'ha preannunciata di persona il padrone-proprietario del movimento Beppe Grillo il quale, oramai povero anche di battute di spirito, tenterà di sviare l'attenzione dell'elettorato dal fattaccio romano rilanciando il tema Euro, o meglio, le tematiche anti Euro, in linea con le destre dell'intera Europa. Non a caso sono alleati della destra reazionaria inglese nel Parlamento europeo, ancora abbarbicati alle loro poltrone nonostante l'esito del referendum sulla "brexit".


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