Le madri gravemente colpite dalla crisi
par Paolo Borrello
mercoledì 26 settembre 2012
Le madri sono pesantemente colpite dalla crisi economica. Lo dimostra il dossier “Mamme nella crisi” realizzato da Save the Children. Quasi 2 donne su 3 senza lavoro se ci sono 2 figli, 800.000 interruzioni di lavoro forzate in 2 anni, inattivo il 36,4% delle donne dai 25 ai 34 anni e quindi pesanti ricadute sui figli con il 22,6% dei minori a rischio povertà: questi alcuni dei dati del dossier.
In un comunicato di Save the Children vengono presi in considerazione i principali contenuti del dossier.
Gli effetti della crisi colpiscono le mamme in modo sempre più grave, evidenziando, in Italia, un circolo vizioso che lega il basso tasso di occupazione femminile, l’assenza di servizi di cura all’infanzia, le scarne misure di conciliazione tra famiglia e lavoro e la bassa natalità, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini.
La difficile condizione delle madri nel nostro Paese è infatti uno dei fattori chiave che determinano una maggiore incidenza della povertà sui bambini e sugli adolescenti.
Sebbene meno visibile di quello dei tassi finanziari internazionali, lo spread relativo al rischio di povertà tra minori e adulti in Italia è infatti pari all’8,2%, con il 22,6% dei minori a rischio povertà contro il 14,4% degli over diciotto .
Se la crisi in corso rappresenta per tutti una strada in salita, lo è ancor di più per le mamme proprio a partire dall’occupazione, che nel 2010 si attesta al 50,6% per le donne senza figli – ben al di sotto della media europea pari al 62,1% – ma scende al 45,5% già al primo figlio (sotto i 15 anni) per perdere quasi 10 punti (35,9%) se i figli sono 2 e toccare quota 31,3% nel caso di 3 o più figli.
Nel solo periodo tra il 2008 e il 2009 ben 800.000 mamme hanno dichiarato di essere state licenziate o di aver subito pressioni in tal senso in occasione o a seguito di una gravidanza, anche grazie all’odioso meccanismo delle “dimissioni in bianco”.
Le interruzioni del lavoro alla nascita di un figlio per costrizione, che erano il 2% nel 2003, sono quadruplicate nel 2009 diventando l’8,7% del totale delle interruzioni di lavoro.
E se la crisi ha confermato il triste record italiano sui tassi di inattività, questo vale soprattutto per la componente femminile, in particolare per quella nella fascia più giovane e in piena età feconda (25-34 anni), che ha riguardato il 35,6% delle donne nel 2010 e il 36,4% nel 2011.
Tra le categorie più vulnerabili di fronte agli effetti della crisi ci sono le mamme di origine straniera, per le quali già all’arrivo del primo figlio si registra un aumento significativo dell’indice di deprivazione materiale dal 32,1% al 37% contro il 13,3% e il 14,9% delle madri italiane, e le mamme sole, i cui figli sono i più esposti al rischio di povertà con una percentuale del 28,5% contro il già gravoso 22,8% della media dei minori in Italia.
Ma l’orizzonte è scuro anche per le giovani donne che, nel caso in cui non abbiano conseguito la laurea e siano in possesso del solo diploma, fanno i conti con un tasso di occupazione ben inferiore a quello dei coetanei di sesso maschile: 37,2% contro il 50,8%.
Oltre alle difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro e di mantenimento dell’occupazione, che rappresentano una reale barriera da superare per le donne, a queste si sommano i problemi legati alla mancanza di reti di cura adeguate in un Paese, l’Italia, che in Europa è tra le nazioni che meno investono sui servizi per le famiglie e i bambini.
Nel 2009, la spesa per la protezione sociale per famiglie e minori raggiungeva appena l’1,4% del Pil, rispetto ad una media europea del 2,3%, con la conseguenza di una forte carenza di servizi per la prima infanzia che sono fondamentali non solo per la conciliazione dei tempi familiari e di lavoro delle mamme, ma per la stesso sviluppo educativo e relazionale dei più piccoli.
In Italia, infatti, solo il 13,5% dei bambini fino a 3 anni viene preso in carico dai servizi, una percentuale lontanissima dall’obiettivo europeo del 33%, con una forte penalizzazione del sud, dove sono meno di 3 su 100 (2,4%) i bambini che accedono ai servizi in Campania, dieci volte in meno di quelli che ne beneficiano invece in una regione come l’Emilia Romagna (29,5%).
Il dossier esaminato evidenzia dati poco conosciuti e anche per questo molto interessanti. Non si può che concludere che, effettivamente, le madri sono pesantemente colpite dalla crisi economica. Quindi sarebbero necessari interventi specifici a loro favore, che producano effetti nel breve periodo, senza attendere che la crisi economica si attenui, prima, e che, successivamente, abbia termine.