Le lacrime di Triton su Mare Mortuum

par Giacomo Belvedere
giovedì 12 febbraio 2015

Ennesima tragedia nel Mar Mediterraneo. Sono oltre 200, forse 300, i naufraghi annegati nelle acque al largo di Lampedusa. Come il 3 ottobre 2013. La storia non cambia. E non diteci che non lo sapevamo. In quelle acque gelide non sono morti solo centinaia di disperati. È morta l’umanità.

Contiamo ancora i morti nel Mar Mediterraneo. Sono oltre 200, forse 300, i disperati che hanno trovato una morte orribile spinte giù dai gommoni dalle onde alte e gelate, causate dal vento forza 8. Non diteci che non lo sapevamo che sarebbe finita così, che sarebbe ricominciata la triste e lugubre conta delle vittime, tra cui donne e bambini: ci eravamo illusi di esserci lasciata alle spalle per sempre la tragedia del 3 ottobre 2013 al largo delle acque di Lampedusa, ma ecco che i fantasmi di quella catastrofe umanitaria riappaiono in tutta la loro cinica e spietata crudeltà.

Questi poveri migranti che cercavano sulle sponde siciliane la libertà e vi hanno trovato la morte non sono annegati sommersi dai flutti marini: sono stati uccisi dal gorgo dell’egoismo. Quando i confini valgono più delle persone non ci stupiamo se queste ultime vengono sacrificate. Le abbiamo aiutate a casa loro, facendo del Mediterraneo, che per definizione parla di incontro tra le terre, un muro invalicabile. Un muro di morte.

Sono 2.500 le persone annegate o disperse dall’inizio del 2014 in mare, di cui oltre 2.200 dal solo mese di giugno. Ma sarebbero state molto di più. L’operazione Mare Nostrum ha salvato 140.000 persone, ma a qualcuno quei salvati davano fastidio. Importunavano il quieto vivere. Così da 1° novembre 2014 a Mare Nostrum è subentrato Triton, il cui scopo malcelato non è salvare i naufraghi ma preservare i confini. Già la sicurezza. Adesso siamo più sicuri. Quei morti erano neri, non avevano il diritto d’asilo stabilito dalla convenzione di Ginevra, non avevano diritto al necessario soccorso invocato da papa Francesco e sancito dalla millenaria legge degli uomini del mare. Meglio che giacciano in fondo al mare dove non li vede nessuno.

Si poteva evitare. Ma non lo si è voluto evitare: più che omicidio colposo è omicidio premeditato quello che pesa sulle coscienze di noi europei.

Ora inizia l’ipocrita farsa del cordoglio e compassione. Per favore, non chiediamoci come è potuto accadere fingendo sorpresa. Non si profani il silenzio e la pietà. Tacete sepolcri imbiancati, pronti a vendere la pelle di un uomo per qualche voto in più. Non piangete su questi morti, risparmiateci le vostre lacrime di coccodrillo. Lacrime di Tritone, questo mostro partorito da un’Europa sempre più cinica e indifferente, che sta morendo per inedia spirituale.

«Sono forse io il custode di mio fratello?»: le parole di Caino sono diventate lo slogan di morte del vecchio continente. In quelle acque gelide non sono morti solo centinaia di disperati. È morta l’umanità.


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