Le donne del 6° piano

par angelo umana
sabato 1 marzo 2014

“O cipressetti cipressetti miei lasciatemi ire or non è più quel tempo e quell’età”: viene in mente il verso del Carducci guardando questo film, prodotto “appena corretto” come una delle alternative di giudizio di mymovies dice, film definito “drammatico” dalle locandine mentre è una commedia che vuol fare un pò sorridere e un pò commuovere.

Ma ne è passato di tempo dagli anni ’60 perché ci si possa commuovere al pensiero di Francisco Franco che ancora dominava in Spagna e le sue connazionali se ne andavano in Francia per fare le “serve” alle donne francesi. È apprezzabile che il regista cominci il film accostando la vita del finanziere Luchini, ordinata nelle sue abitudini, nell’uovo alla coque che deve esser cotto per gli inderogabili tre minuti, i suoi scampanellii imperiosi e impazienti per chiamare e redarguire la serva di casa, spagnola, vita borghese perfino annoiata da desiderare di mischiarsi a spagnole dai modi popolani.

Accosta i gesti rassicuranti di una borghesia francese, come i vernissages o le opere di bene dell’insulsa moglie di Luchini (fumatrice solo per onor di scena) o il thé delle cinque con le amiche a sparlare di qualcuno … e le chiamano giornate impegnative, mentre le donne spagnole, immigrate a servizio di famiglie francesi, fanno molte ore di lavoro e vivono nel 6° piano fatiscente del palazzo dove vive il finanziere. Uniche loro evasioni la messa alla domenica e qualche ritrovo a base di paella e sevillana (un ballo spagnolo) oppure ai giardini, né più né meno come le badanti nell’occidente attuale.

Sarà capace, Luchini, di legare con queste donne, interessarsi delle loro cose comuni, versatilità forse inaudita a quel tempo e ancora adesso, ma l’interesse sociologico che il film accende finisce lì. Tutto è sembrato un pretesto per coltivare la storia d’amore del consulente finanziario di successo – che riesce bene a imbonire e rassicurare i suoi clienti e le sue clienti ereditiere che affidano i loro patrimoni alla sua società – con una delle serve, Maria da Burgos, la più carina e la più capace di farsi apprezzare. Un motivo per lui di cambiar vita, ma il senso perché ciò succeda, creato in “Confidenze troppo intime”, è lontano anni luce.

È proprio un film “passato”, oltreché del passato, non una foto dei sessanta ma i sessanta presi a pretesto, per fare un filmetto appena gradevole nel 2011, frasi come “I padroni devono stare insieme ai padroni” o “Quando si trova un uomo è meglio non lasciarselo scappare” sono ormai vuote e senza senso. Spiritosaggini come le serve che puliscono casa ballando al ritmo di qualche canzone e che guardano Les Echos per scegliere i titoli dove investire i loro risparmi, ne fanno solo una bella storiella di cui non ci si riesce a rallegrare.


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