Le domande senza risposta sulla “democrazia digitale” del M5s

par Fabio Chiusi
venerdì 4 ottobre 2013

«Che cos’è? Una piattaforma? Un portale? No, è il Sistema Operativo del M5S», scrive Beppe Grillo, dopo mesi e mesi di promesse e ritardi della fantomatica «applicazione» (così la chiama Casaleggio, almeno lui usa il termine giusto, Beppe?) per la democrazia digitale del MoVimento 5 Stelle.

Ma guai a fare domande. Chi osi ricordare all’ex comico le sue promesse è scemo oppure orbo, scrive con la consueta volontà di confronto. E le domande non sono nemmeno tali: sono «tiritere da giornalista pidimenoellino».

Siccome è un anno e mezzo che cerco di porgli domande sull’argomento (a lui o a Casaleggio) senza successo, e siccome credo che la promessa di democrazia digitale sia una cosa complicata ma seria, vorrei proseguire la mia tiritera (pur da noto astensionista, mi spiace Beppe) ricordando al «capo politico» del movimento e al suo antiquato ideologo quello che da qualche tempo tutti hanno potuto registrare con le proprie orecchie. Sì, anche noi pennivendoli:

«Per le politiche i candidati del M5S saranno scelti on line e il programma sarà discusso e completato attraverso una piattaforma in Rete» (16 settembre 2012).

«P come Programma: Il Programma del M5S esiste (chi dice il contrario mente) ed è visibile sul blog. Prima delle elezioni politiche sarà integrato e migliorato dagli iscritti al M5S attraverso una piattaforma on line» (Beppe Grillo, 6 novembre 2012).

«In futuro tutte le proposte confluiranno nella piattaforma Liquid Feedback, gli specialisti le scriveranno e i cittadini potranno votare la scelta migliore» (Beppe Grillo, 22 marzo 2013).

«L’applicazione per la discussione da parte degli iscritti delle proposte di legge dei nostri parlamentari sarà rilasciata entro il mese di settembre» (Beppe Grillo, 19 settembre 2013).

Insomma, una piattaforma che non è piattaforma, che è in arrivo ma non deve arrivare (guai a dire il contrario), che serviva per integrare un programma che non è stato integrato e per discutere insieme leggi che non sono state discusse.

Il tutto proprio mentre alcuni eletti del M5S incalzano sull’argomento (Orellana: «Ancora una volta lo staff ci prende in giro»; Battista: «Non pervenuta»), e a breve distanza dalla scomunica (incomprensibile secondo la logica di Grillo per cui i cittadini devono attivarsi e fare da soli, non aspettare sia lui a fare per loro) dell’unico tentativo concreto visto finora di democrazia digitale «liquida» nel movimento, il "Parlamento Elettronico". Un caso?

Più che una «tiritera» sembrano legittimi dubbi, caro Beppe. E il fatto che non giungano mai risposte nel merito non fa che confermarlo.

Ancora. Sì, sappiamo che l’«applicazione» è in fase di test. Ma come mai circondare di tanta segretezza un lavoro che gli attivisti locali hanno invece condotto in modo totalmente trasparente, coinvolgendo i «cittadini»? Si può sapere se, per esempio, sarà a codice aperto o meno? Chi la sta sviluppando e come? Con quali costi? Come mai le caratteristiche non sono discusse a loro volta in rete? E tante altre tiritere che ti risparmio, Beppe, perché tanto non hai le risposte.

Foto: Paolo Mariani69/Flickr


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