Le dimissioni di Marchionne che nessuno chiede
par Camillo Pignata
martedì 18 settembre 2012
Marchionne ha promesso venti miliardi di investimenti e ne fatto uno solo.
Nella vicenda “fabbrica Italia”, c’è un errore di Marchionne sì o no?
E’ legittimo discutere di questo, oppure la gestione Fiat è un tema intoccabile?
I presunti errori gestionali di Marchionne sono solo un problema Fiat o un problema di tutti gli italiani?
E se errore c’è stato, e coinvolge tutti noi, perché nessuno ne chiede le dimissioni?
Che cos’altro deve succedere perche maggioranza e governo, la maggior parte dei media, CISL e UIL si interroghino sulla gestione Fiat, e ne traggano le dovute conseguenze?
Dietro questi interrogativi non si agitano solo problemi di colpe, di responsabilità e delle loro conseguenza, che pure hanno una loro importanza, ma la giustezza della politica aziendale Fiat e della politica industriale del Paese.
Quale politica aziendale per la Fiat e quale politica industriale per il Paese, questo il tema di oggi, e invece si parla della campagna elettorale di Renzi e di Berlusconi.
La Fiat ha cambiato le relazioni industriali di questo Paese, ha buttato al vento cinquanta anni di storia sindacale, ha calpestato lo statuto dei lavoratori.
Ma tutto questo non è servito a niente.
Il mercato è europeo delle auto è entrato in crisi ed il progetto Fabbrica Italia è stato archiviato. La Fiat non investirà più in Italia i venti miliardi, che si era impegnata ad investire.
Fare a pezzi i diritti dei lavoratori, non rende competitiva un’azienda.
I problemi della Fiat non sono i lavoratori, ma le scelte sbagliate dei suoi azionisti, dei suoi manager.
Succede che i mercati prescindono dalla politica dei prezzi bassi della Fiat e quindi dal basso costo del lavoro, mentre sono sensibili alla qualità e alle innovazioni dei prodotti.
Il crollo poteva essere previsto e non è stato previsto, i mercati richiedevano investimenti nella innovazione e nella qualità e non sono stati fatti.
La Volkswagen è stata previdente, si è mossa nella direzione indicata dal mercato e il mercato non ha stravolti gli impegni previsti da questa azienda.
Risultato: famiglie in rovina, suicidi, sogni infranti, esaurimenti nervosi, tensioni sociali.
E per tutto questo chi paga?
Quali le responsabilità della dirigenza industriale per l’incapacità dell’azienda di incidere sugli andamenti dei mercati?
Quando si tratta di prendere a calci i lavoratori non ci si pensa due volte, ritmi di lavoro infernali, cassa integrazione, licenziamenti, abrogazione dell’art. 18 ecc
E’ il mercato bellezza!
Ma è un mercato che funziona a senso unico. Gli operai pagano per errori non commessi. I grandi manager non pagano mai, la fanno sempre franca.
C’è un errore gestionale di Marchionne? Perché nessuno ne discute? Nessun licenziamento per Marchionne. Nessun giornale chiede le sue dimissioni. La Fiom e una sparuta pattuglia della sinistra e perfino Romiti, hanno affrontato il tema, per il resto un penoso silenzio.
Certamente la decisione su Marchionne spetta agli azionisti, perché loro è il denaro che vien dilapidato. Sono gli azionisti che ci rimettono. E se decidono di tenersi un dirigente che sbaglia, sono fatti loro.
Ma sono anche fatti nostri!
Un dirigente che sbaglia non intacca solo i denari degli azionisti, ma anche quelli dei cittadini per gli incentivi versati all’azienda, degli operai per la perdita del posto di lavoro, delle imprese collegate, per il loro fallimento.
Gli errori di Marchionne non sono solo un problema Fiat, ma di tutti gli italiani.
E se errore c’è stato, e questo è un problema anche nostro, perché nessuno ne chiede le dimissioni?