Le consultazioni di Grillo e la volontà del movimento

par Camillo Pignata
sabato 22 febbraio 2014

Se volessimo fare un bilancio delle consultazioni Grillo/Renzi, dobbiamo dire che esse sono state un'occasione perduta e un fatto controproducente per il MOV5S. Si poteva evidenziare il buon funzionamento della democrazia partecipativa, il ridimensionamento della politica leaderistica, la caratura propositiva del movimento e non è stato fatto. È stata invece legittimata la prevaricazione, è stata tradita la volontà dei votanti.

Le ragioni di Grillo, per rifiutare le consultazioni con Renzi sono note. Non si può dialogare con un soggetto che rappresenta quell'establishment che si vuole rovesciare. Ma a torto o a ragione, la base ha voluto le consultazioni, il confronto, anche lo scontro, con Renzi ma non la prevaricazione. Anche il match ha le sue regole ed esse vanno rispettate, almeno quelle della elementare correttezza che valgono nei confronti di chiunque, anche del peggior nemico.

Impedire all’avversario di parlare è un atteggiamento prevaricatorio, che costituisce un pessimo esempio, non consentito a chi ha la pretesa di introdurre un nuovo sistema e una nuova civiltà politica, e legittima quei comportamenti che hanno ridotto i talk in una gazzarra e indotto il movimento a non parteciparvi.

E dunque Grillo ha incontrato il presidente incaricato Matteo Renzi, non per volontà sua, ma per volontà del popolo. Una conferma della validità del meccanismo della democrazia partecipativa, e del principio che uno vale uno. Un meccanismo che consente alla base di bocciare le posizioni del leader, e di imporgli la sua volontà. E tutto ciò segna un punto importante per la democrazia diretta, che ridimensiona l'impronta leaderistica del movimento e assesta un duro colpo alla personificazione della politica.

Un grande atto di democrazia, che meritava di essere enfatizzato e non coperto da una coltre di silenzio e imbrattato da un atteggiamento prevaricatorio che confondeva le consultazioni con un match. Ma era il match con Renzi quello che interessava Grillo, quello che occupava i suoi pensieri, non era la politica del movimento. Ha pensato al suo avversario, e non al popolo, senza accorgersi che il popolo era il suo interlocutore, e non Renzi.

Poteva parlare agli operai licenziati e ai precari di reddito garantito, ai ricercatori e gli studenti di investimenti nella ricerca, agli industriali di politica industriale, insomma di politica concreta, e non di sogni, per parlare di proposte; di cose da fare, e non di insulti anche se meritati .

Ma questo, il comico genovese non lo ha capito. E cosi ha buttato al vento un’occasione per rovesciare il tavolo, per rappresentare il vero volto del MOV5S e non quello rappresentato dai media, gli impegni mantenuti, il lavoro fatto dai parlamentari e quello da fare. E tutto ciò ha soffocato sul nascere l’emergere della caratura propositiva del movimento, e la possibilità di smentire presso l'opinione pubblica la convinzione, indotta dai mass media, di un movimento solo di protesta e non di proposta.

Un bel risultato!


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