Le baruffe leghiste

par Daniel di Schuler
martedì 19 agosto 2014

Per chi non le avesse seguite fin qui, mi permetto di riassumerle. Dunque… l'Umberto senatore nostro, cuccava, oltre ai soldini che gli derivavano dalle sue varie cariche, 900mila euro l'anno direttamente dalle casse del partito. Soldini che gli servivano, pare, per finanziare quella corte dei miracoli di trote e fattucchiere che andava sotto il nome di “Cerchio magico" e, ri-pare, povero, per pagarsi le medicine.

Arriva sulla scena Salvini Matteo, il simpatico mattacchione già famoso per aver tentato di introdurre un apartheid di rito ambrosiano. Uomo sempre attento ai valori, specie se espressi in euro, il nostro Matteo (e dire che un tempo era proprio un nome che mi piaceva), appena eletto segretario chiude i rubinetti. E a quel paese il Senatur con la sua ittica progenie e tutta quanta la compagnia. Finita così? E no, eh. C'è un altro Matteo. Questo ci chiama Briganti è l'avvocato dell'Umberto e, per un decennio, ha anche tutelato gli interessi della Lega. Servizi per cui presenta immediatamente il conto al nuovo segretario. E sono milioni. Sei, di euro, che si trovavano nelle casse del partito, sono quelli di cui l'avvocato ottiene il sequestro a protezione del proprio credito.

L'Umberto gongola; Salvini si dispera. Un accordo, però, lo si può sempre trovare. La pizzeria Lo Squalo II di Calcate sul Sebo, o l'insospettabile ristorante cinese La Grande Muraglia di Nevrago con Nebbiengo? Non è ancora noto dove avvenne l'incontro, pare mediato da Stefano Stefani, tesoriere del partito, tra le due anime della Lega. E' però certo che ne scaturì una “scrittura privata”. Cosa stabilisce? Per i dettagli, si può andarla a leggere integralmente su Repubblica. In sintesi, che in cambio della rinuncia dell'avvocato Briganti a quella sua parcella, e alla consequente liberazione dei sei milioni di euro messi sotto sequestro, la Lega si impegna a versare la modica cifretta di 400.000 euro annui al Senatur, oltre a rinunciare a presentarsi come parte lesa nel processuccio che vede Bossi e famiglia imputati di truffa e appropriazione indebita di fondi politici usati per fini personali.

Tutto bene quel che finisce bene? No. La scrittura privata risale a febbraio. Bossi ha rispettato la sua parte dell'accordo, convincendo l'avvocato a fare marcia indietro. Salvini, però, ha spesso tutti i sei milioni che ha avuto così a disposizione per la campagna elettorale e, con le casse vuote, si è trovato a non poter dare a Bossi che la metà della cifra prevista. Di che indignare il Senatur, che si è poi incazzato proprio nero quando la Lega, alla faccia degli accordi, ha annunciato si sarebbe presentata come parte lesa nel processo per truffa ecc. ecc. che inizierà il 10 ottobre. Per fortuna c'è sempre l'avvocato Briganti e proprio a lui Bossi si è rivolto per citare in giudizio Salvini per danni. Questo, per ora, è tutto. Resta da scoprire se Bossi, come ha pure minacciato, denuncerà Salvini anche in sede penale, per truffa, ma tre osservazioni tre vengono proprio spontanee.

1) Simili perecottari (senza offesa ai venditori di pere cotte) alle ultime Europee sono riusciti comunque a conquistare il 6,2% dei voti.

2) La Lega sarà pure euro-scettica, ma ai suoi dirigenti, vecchi e nuovi, gli euro piacciono eccome.

3) Un tempo si diceva Roma ladrona, neh...

 

Foto: Wikimedia

 


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