Le "Quirinarie" e le contraddittorietà del M5s

par Camillo Pignata
martedì 16 aprile 2013

Non è la fragilità del suo sistema informatico, rivelato dall’attacco hacker, il punto debole delle “Quirinarie”. Se il sistema informatico non funziona, si può aggiustare, perfezionare. Quello che è difficile aggiustare, è una linea politica sbagliata, quella definita dal M5S, per l’impostazione e l’organizzazione delle votazioni on line del Presidente della Repubblica. Una linea che risente della fragilità e la contraddittorietà della politica del M5S, che entra in Parlamento e si richiude nella autosufficienza, rivendica la centralità del Parlamento, ma poi la soffoca con la centralità della rete.

Non si può entrare in Parlamento, e poi rifuggire da ogni responsabilità, non sporcarsi le mani. Il Parlamento è il luogo della contaminazione e delle responsabilità. Non si può invocare la centralità del Parlamento, per il processo parlamentare di convocazione delle Commissioni, e poi escluderla per il processo parlamentare di nomina del Presidente della Repubblica.

Desta meraviglia, l’assenza di un dibattito preparatorio alle elezioni on line, per un’analisi, valutazione e definizione, delle regole del voto per gli iscritti e per i parlamentari, e dei requisiti del Presidente della Repubblica.

Un dibattito sulle regole che devono accompagnare il voto, avrebbe impedito errori grossolani che hanno influenzato, molto o poco non importa, la votazione. Giudizi pubblici sui candidati, espressi da esponenti del movimento noti al pubblico, sono in grado di influenzare le scelte degli iscritti, e vanno dunque evitati. Un po’ di prudenza avrebbe consigliato il silenzio, fino alla conclusione definitiva delle votazioni on line.

E neppure doveva mancare un'analisi sui requisiti del Presidente delle Repubblica, sulla scelta di imporre al gruppo parlamentare nome unico da votare e sulle possibili alternative a tale soluzione.

E a proposito di requisiti, qual è per il movimento l’identikit? Parlare di persona onesta, di prestigio, assenza conflitto d’interessi, sono indicazioni generiche che non dicono proprio niente, ma soprattutto non stimolano un dibattito, una riflessione tra gli iscritti.

La persona da scegliere è quella più compatibile con il movimento o quella più capace di assolvere le funzioni del capo dello Stato? Una persona che conosce bene la macchina politica, oppure un soggetto della società civile anche se non conosce la macchina politica? Quali i criteri selettivi prevalenti: quelli di compatibilità con il movimento o quelli di capacità politica? Quelli che privilegiano un gradimento trasversale o quelli che prescindono da tale gradimento?

In sostanza l’obiettivo del movimento è agitare una bandiera, un nome, o la condivisione alla elezione del Presidente della Repubblica? Si prosegue nella politica dell’autosufficienza, del disimpegno o si cambia rotta?

Consegnare ai parlamentari un nome unico da votare obbligatoriamente; ci si muove lungo linea di sostituzione dalla democrazia diretta a quella parlamentare. Se i parlamentari devono votare il prescelto Web, viene esclusa ogni valutazione o decisione dei parlamentari grillini nella scelta dei soggetti da votare. Deputati e senatori, diventano semplici esecutori della volontà della rete. Se il gruppo parlamentare deve votare solo il prescelto web, non può tener conto della volontà dei partiti.

Viene esclusa così a priori la condivisione dell'elezione con le altre forze parlamentari, e quindi il ruolo di gran parte del Parlamento nella scelta del Presidente della Repubblica. In questo modo il M5S sostituisce il rapporto con la rete, al rapporto con il Parlamento, la democrazia diretta alla democrazia rappresentativa. Ed è ben strano che per le Commissioni parlamentari si rivendichi la centralità del Parlamento e il ruolo della democrazia rappresentativa, mentre per la elezione del capo dello Stato questo ruolo e questa centralità vengono sacrificate.

Diverso sarebbe il discorso nel caso in cui la votazione fosse stata preceduta da un dibattito tra gli iscritti e tra i parlamentari, chiamati a scegliere tra una rosa di nomi il soggetto da votare, e non a votare uno solo soggetto. In questo caso ci sarebbe spazio per un’attività di analisi, valutazione e scelta tra gli iscritti, tra i parlamentari all’interno del gruppo, e con le altre forze politiche. Sarebbe stato possibile un gradimento trasversale che, nel caso di votazione obbligatoria di un unico nome, quello scelto dalla rete, viene lasciato al caso, alla coincidenza del soggetto prescelto dalla rete, con quello prescelto dai partiti. Ma vale la pena di ricordare che le votazioni del Presidente delle Repubblica, non devono garantire un movimento, un partito o una persona, ma tutti gli italiani.


Leggi l'articolo completo e i commenti