Le 150 ragioni dei No Tav (che PD, Il Giornale, Libero e La Stampa ignorano)

par Davide Falcioni
martedì 28 febbraio 2012

Non c'è niente di peggio del trasformare un problema politico, sociale, ambientale ed economico in una semplice questione di ordine pubblico. E' quello che sta accadendo da anni con i No Tav: da vent'anni a questa parte infatti nessun governo - di centro-sinistra, centro-destra o "tecnico" - ha voluto dare credito alle motivazioni degli abitanti della Val di Susa, alla faccia del tanto sbandierato confronto democratico: negli ultimi mesi, tuttavia, la repressione del dissenso è diventata massiccia e pressoché quotidiana. 

Le manganellate facili (spesso anche ai danni di cittadini inermi) hanno trovato alleati ovunque: nei poteri industriali, in quelli politici e in quelli mediatici. Fassino ieri ha ribadito la posizione del Partito Democratico:

"Il confronto e la dialettica sono legittimi, ma per esprimere le proprie opinioni bisogna poter vivere in un Paese democratico e libero dove nessuno viene insultato e oppresso per le opinioni espresse. E l'Amministrazione Comunale intende agire ogni giorno perché Torino sia una citta' in cui ogni cittadino sia rispettato nelle sue convinzioni. Ribadiamo l' impegno per sostenere una scelta che noi consideriamo strategica per lo sviluppo della città, della Regione e del Paese. La Tav è un'opera strategica irrinunciabile di interesse locale e nazionale". 

Ma ancora una volta a dare il meglio di sé è Il Giornale, che stamattina ha sparato in apertura "Altro che eroe, è solo un cretinetti", riferendosi all'incidente accorso ieri a Luca Abbà, rimasto folgorato su un traliccio dell'alta tensione.

Spiegano i suoi amici: "Luca aveva raggiunto la baita, ed era salito su un pilone ad un’altezza di 10 metri, i rocciatori hanno iniziato a salire, lui ha avvisato che se fossero saliti avrebbe continuato la sua arrampicata e così è stato! Ad un certo punto si è vista una scintilla… Luca è caduto quasi a peso morto da un’altezza di 15/20 metri, è rimasto a terra immobile, i compagni non sono riusciti ad avvicinarsi… si è temuto il peggio perché sono passati almeno 10-15 minuti ma non è stata fatta arrivare l'ambulanza, nonostante all’interno del fortino ce ne siano almeno due e possano raggiungere la postazione". A confermare questa versione dei fatti è la testimonianza di Alberto Perino, leader No Tav.

Luca Abbà è un contadino e stava protestando contro l'esproprio dei terreni degli abitanti della zona: terreni che rappresentano l'unica fonte di lavoro e sussistenza per molti di loro. Proprio l'ordinanza prefettizia, tuttavia, non parla affatto di esproprio, ma vieta la viabilità a persone e mezzi, nonché l'attività venatoria. Perché, dunque, le forze dell'ordine ne hanno autorizzato la recinzione? 

Per questa ragione 22 legali No Tav hanno scritto: 

"Lo stesso articolo 19 della legge di stabilità (di cui si fa menzione nell'ordinanza prefettizia, ndr), che individua il sito di interesse strategico nazionale, è affetto da illegittimità costituzionale anche per carenza della necessaria specificità in ordine all’individuazione dei cantieri ivi indicati;

prova ne è che nello stesso articolo 19 viene individuato in Chiomonte anche il cantiere del tunnel di base che notoriamente non sarà in Chiomonte bensì a Susa.

L’ ordinanza non costituisce inizio della attività espropriativa in quanto il Prefetto non ha comunque affatto autorizzato l’occupazione dei terreni privati e, ciononostante, le forze dell’ordine hanno permesso la recinzione dei terreni privati in assenza di alcuna autorizzazione.

L’ ordinanza limita ed interdice esclusivamente la viabilità e l’accesso su un’area oggettivamente indeterminata ed indeterminabile.

Abbiamo provveduto nei giorni scorsi a diffidare la questura e la prefettura ad occupare ovvero agevolare l’eventuale occupazione dei terreni e ciò in nome e per conto del signor Luca Abbà; nonostante ciò di fatto le forze dell’ordine hanno permesso la recinzione dei terreni privati in assenza di valido titolo, estendendo l’area militarmente presidiata senza che nessuno sappia o possa sapere quali saranno i suoi nuovi confini.

Verificheremo la necessità di presentare esposto alla Procura della Repubblica di Torino per integrazione del reato di cui all’art 633 c.p. nei confronti di chi materialmente ha recintato e in tal modo occupato i terreni di proprietà privata, nonché nei confronti di chi abbia agevolato e/o concorso ad agevolare la suddetta condotta.

Ribadiamo che ad oggi non esiste alcun progetto esecutivo dell’opera che dovrebbe necessariamente indicare, individuare e delimitare l’area del cantiere. La predetta circostanza è stata confermata la stessa LTF con nota del 23/12/2011; e non potrebbe essere altrimenti: infatti ad oggi non si ha notizia di alcuna gara ad evidenza pubblica, sebbene si tratti di opere di impegno economico multimilionario e suscettibili di stimolare gli appetiti di tanti, mafia e ‘ndrangheta comprese".

Naturalmente le informazioni che vi abbiamo dato non sono nascoste in un polveroso cassetto, né coperte da qualsivoglia segreto. Si tratta di notizie di dominio pubblico, reperibili in rete in pochi minuti, che Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, ha volutamente ignorato:

"Uno che sale su un traliccio - ha scritto Sallusti - non è un eroe, è uno che mette in pratica cose cretine ed illegali. Se l'è cercata e l'ha trovata, nel caso c'è pure l'aggravante dell'età, 37 anni, che rende il tutto oltre che tragico pure patetico. Abbà è vittima di se stesso ma non l'unico responsabile della sua autodistruzione. C'è il lungo elenco di cattivi maestri che soffia sul fuoco della protesta, intellettuali, ex comici, politici con e senza orecchino che giocano con le parole e, senza nulla rischiare, ora pure con la vita degli altri. E poi ci sono i suoi compagni scellerati, che non gli hanno impedito di salire e che ora da vigliacchi accusano la polizia di avercelo issato. Già, perché come noto, i poliziotti di solito obbligano i manifestanti a scalare i tralicci e a mettere poi le mani sui fili dell'alta tensione".

Dello stesso tono è l'editoriale di Paragone su Libero: ma tra le pagine del quotidiano è anche possibile anche scovare un "curioso" sondaggio su Luca Abbà.

Anche il giornale torinese La Stampa, in un articolo di Claudio Laugeri, dipinge Luca Abbà come un pericolo pubblico, un anarchico di ferro (ma da quando essere anarchici è un reato?).

"Luca Abbà è un leader nell’ambiente anarchico torinese. Tutti lo conoscono come «Luca di Cels», dal nome della frazione di Chiomonte dove abita, poco distante dalla «Baita Clarea» diventata il ritrovo dei No Tav vicino al cantiere. Niente moglie, niente figli. (...) Quando il 3 luglio poliziotti, carabinieri e finanzieri cercano di garantire la sicurezza del cantiere, è proprio Abbà a guidare gli antagonisti lungo i sentieri di Ramat fino al Museo Archeologico, dove le forze dell’ordine avevano stabilito il quartier generale. E in svariate altre incursioni contro il cantiere Ltf, Abbà era sempre in prima linea. La sua esperienza nelle «battaglie» con la casacca dell’anarchia e la sua conoscenza del territorio ne hanno fatto in poco tempo un leader, che non ha paura di spezzare il filo del dialogo a volte costruito con fatica". 

Insomma, sempre di più i media nazionali descrivono il Movimento No Tav come un'anomalia democratica, una banda di teppisti, un problema di ordine pubblico. Pochi, pochissimi, hanno finora spiegato le vere ragioni di una protesta che va avanti ormai da oltre vent'anni e che, sotto molto aspetti, presenta degli aspetti addirittura innovativi.

Noi vogliamo spiegarvi le ragioni dei No Tav, per questo alleghiamo un documento datato qualche mese con i 150 motivi per dire no all'alta velocità Torino-Lione. 

 

Leggi anche: No Tav: ancora scontri. Ferito manifestante, grave ma fuori pericolo


Leggi l'articolo completo e i commenti