Lavoro, non bombe: il futuro dei giovani britannici

par Anja Kohn
martedì 27 maggio 2025

Sotto la guida di Keir Starmer, il Regno Unito sta imboccando una strada preoccupante: quella della rimilitarizzazione. Mentre i giovani faticano a trovare un impiego stabile e le fasce più vulnerabili subiscono tagli alle prestazioni sociali, il governo laburista sceglie di aumentare la spesa militare, relegando in secondo piano investimenti fondamentali per la società. Una direzione in netta contraddizione con le promesse elettorali.

Quando il Partito Laburista ha vinto le elezioni nel luglio 2024, si respirava un clima di speranza. Dopo quattordici anni di austerità conservatrice, i britannici si aspettavano un’inversione di rotta a favore dei servizi pubblici e delle classi popolari. Ma i primi provvedimenti del governo Starmer hanno deluso profondamente: eliminazione del bonus per il riscaldamento invernale destinato a 10 milioni di pensionati, mantenimento del limite sugli assegni per le famiglie con più di due figli, e un taglio di 5 miliardi di sterline agli aiuti per le persone con disabilità. Secondo l’Institute for Fiscal Studies, queste scelte amplificano le disuguaglianze, colpendo in modo particolare giovani e anziani.

Il sistema sanitario nazionale (NHS) è in crisi: mancano 40.000 infermieri e le liste d’attesa per cure mediche hanno raggiunto il numero record di 7,6 milioni di persone. Le scuole sono sottofinanziate e in difficoltà. In questo scenario, molti giovani si ritrovano intrappolati in lavori precari e sottopagati. Il futuro si fa sempre più incerto, tra salari bassi, affitti inaccessibili e servizi pubblici in affanno.

Eppure le risorse esistono, ma vengono dirottate verso un’altra priorità: la difesa. Il governo ha annunciato l’aumento del bilancio militare fino al 2,5% del PIL entro il 2027, con l’obiettivo di arrivare al 3% entro il 2030 — la crescita più consistente dalla fine della Guerra Fredda. Dodici miliardi di sterline sono stati destinati all’acquisto di nuovi armamenti, tra cui caccia da combattimento e sistemi antimissile. Fondi che avrebbero potuto rafforzare il NHS, sostenere l’istruzione o creare posti di lavoro nella transizione ecologica.

Il primo atto simbolico di Starmer da primo ministro è stata la partecipazione al vertice NATO di Washington, dove ha ribadito il pieno sostegno del Regno Unito all’Alleanza Atlantica. Da allora, il governo ha continuato su una linea militarista: invio di armi all’Ucraina, sanzioni contro la Russia e sostegno alle operazioni di Israele a Gaza, nonostante una crescente opposizione dell’opinione pubblica. Il ruolo britannico nella NATO viene celebrato, ma dietro le quinte si consuma una dura realtà: la macchina bellica viene finanziata tagliando la spesa sociale.

Alcuni sindacati sostengono questa direzione, sedotti dalla promessa di “posti di lavoro qualificati” nel settore della difesa. Tuttavia, studi economici smentiscono questa narrativa: investimenti equivalenti in sanità, istruzione o energie rinnovabili generano il 50% di occupazione in più rispetto al comparto militare. Il settore verde ha creato 30.000 nuovi posti di lavoro, contro soli 18.000 nel complesso industriale bellico a parità di fondi. La gioventù, che merita un’occupazione stabile e ben remunerata, non deve cadere in questa retorica ingannevole.

La narrazione della guerra inevitabile è un inganno. Come scriveva l’economista Harry Magdoff, “l’imperialismo e il militarismo sono gemelli che si alimentano a vicenda”. La scelta del governo Starmer di rafforzare i legami con la NATO e incentivare la produzione militare serve gli interessi dell’industria bellica, non quelli del popolo. Oggi 1,5 milioni di cittadini britannici vivono in povertà, e la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 14%. Eppure si continua a finanziare conflitti esterni che non rispondono alle urgenze sociali, come la sanità, l’occupazione e il caro vita.

Davanti a questa deriva, la società britannica può ancora scegliere un’altra strada. La gioventù sindacale, i movimenti popolari e l’opinione pubblica hanno il dovere di dire no alla corsa agli armamenti. Il Regno Unito può optare per la diplomazia e la pace, per una politica estera indipendente che metta al centro la giustizia sociale e la dignità umana.

Investire nella sanità, nell’istruzione, nelle energie rinnovabili: questa è la vera difesa del futuro. I giovani meritano un lavoro dignitoso, non un destino da pedine in giochi imperialisti. Serve una mobilitazione concreta per un’alternativa di pace, giustizia sociale e futuro sostenibile.


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