Lavoratori Italiani, i più poveri d’Europa e i meno incazzati: la rassegnazione

par Gregorio Scribano
venerdì 16 maggio 2025

C’è un paradosso tutto italiano che dovrebbe indignare, mobilitare, scuotere le coscienze. E invece no. Gli stipendi dei lavoratori italiani sono tra i più bassi d’Europa, l’età pensionabile tra le più alte.

Eppure, regna l’indifferenza. Peggio ancora: la rassegnazione.

I dati parlano chiaro. Secondo i più recenti confronti europei, il potere d’acquisto reale dei salari italiani è fermo da decenni. In alcuni casi, addirittura in calo. Mentre in Germania, Francia e perfino in Spagna i redditi dei lavoratori hanno seguito, seppure a fatica, il costo della vita, in Italia gli stipendi sono rimasti ancorati ad un passato che non esiste più. La forbice tra chi lavora e chi guadagna si è incredibilmente allargata.

E come se non bastasse, ai lavoratori italiani si chiede anche di lavorare più a lungo. La soglia della pensione è tra le più alte dell’Unione Europea, e le finestre per il pensionamento anticipato si restringono ogni anno di più. Lavorare di più, guadagnando meno: una formula perfetta… per l’insoddisfazione.

Ma allora, perché non c’è protesta?

La verità è che in Italia sembra essersi spezzato un legame fondamentale: quello tra il lavoro e la dignità. Il lavoro è diventato un favore da ottenere, non un diritto da difendere. Il precariato diffuso, la mancanza di rappresentanza sindacale efficace, e la frammentazione del mondo del lavoro hanno prodotto un clima di sfiducia e solitudine. Chi lavora non ha più tempo, forza o fiducia per alzare la voce. E molti giovani, semplicemente, hanno smesso di crederci e se ne vanno dall’Italia. Emigrano per trovare altrove ciò che qui da noi non è più garantito: una vita dignitosa.

Ma l’indifferenza ha un costo. E lo stiamo già pagando. Con un sistema produttivo debole, una fuga di cervelli costante, una classe media sempre più fragile. La diseguaglianza salariale non è solo ingiusta: è anche pericolosa. Demoralizza, divide, alimenta rabbia sotterranea e sfiducia nella democrazia.

Serve una scossa. E dovrebbe partire proprio dai diretti interessati. Dai lavoratori. Perché se chi lavora non difende la propria dignità, nessun altro lo farà al suo posto. È ora di smettere di accettare come inevitabile ciò che è solo ingiusto. È ora di farsi sentire.


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