Lavoratore dell’anno un iscritto alla Fiom. E Marchionne?

par Paolo Borrello
martedì 8 febbraio 2011

Un operaio iscritto alla Fiom è stato scelto come lavoratore dell’anno. Un premio analogo ancora non è stato istituito per i manager. Il vincitore potrebbe essere Marchionne? Chissà che ne pensano i dipendenti italiani della Fiat?

Tornando al premio per il migliore lavoratore, per il vincitore è difficile parlare e dare giudizi sui lavoratori di altre aziende, ad esempio su quanto successo alla Fiat di Mirafiori. Ma Guido Cafaggini, 54 anni, dal 1980 al Nuovo Pignone di Firenze, eletto “Lavoratore dell’anno”, iscritto alla Fiom, di una cosa è sicuro: “con il muro contro muro si arriva da poche parti, e se le persone si mettono intorno a un tavolo prima o poi un compromesso si trova”. Questa è sempre stata la sua esperienza spiega, anche nel periodo in cui è stato delegato sindacale, “ed erano gli anni bui, quelli della privatizzazione del Pignone, del passaggio agli americani, alla Ge”. Preferisce non giudicare quanto successo alla Mirafiori, “anche perché io sono stato fortunato: nella nostra azienda c’è sempre stato un grande colloquio e siamo sempre riusciti a metterci intorno a un tavolo. Magari litigando e discutendo per lunghi periodi”, aggiunge Cafaggini, ancora emozionato per il Premio per il lavoro, ideato e realizzato da Manpower Italia in partnership con i Giovani imprenditori di Confindustria, ritirato da poco a Bologna.

Forse per questo, al momento della proclamazione (“già mi sembrava un sogno aver vinto il titolo nazionale della mia categoria e lì c’erano laureati, gente che ha studiato più di me”) ha voluto dedicare il premio all’azienda, da cui tra l’altro era partita la sua candidatura alle selezioni toscane, e ai suoi compagni di lavoro del reparto dei compressori a centrifuga e turbine a vapore. “Non ha vinto Guido – dice – ha vinto la Ge e tutta la squadra di colleghi che lavora con me”. Il premio gli è stato assegnato perché, con molto spirito d’iniziativa e spiccata attitudine a misurarsi con nuove sfide, “ha riorganizzato le postazioni di montaggio del suo reparto, in linea con i principi funzionali e con quelli di tutela della sicurezza dei lavoratori”. Riorganizzazione che l’azienda ha poi “esportato” in altri stabilimenti produttivi.

Sposato, un figlio di 23 anni (“che come tanti giovani sta ora cercando un lavoro”, dice con un po’ di amarezza), la moglie bidella in una scuola, Cafaggini ricorda come è arrivato al Nuovo Pignone: “smisi di studiare quasi subito la terza media” e, a 16 anni, “mi arruolai nell’esercito”. Poi il corso sottufficiali ma anche la consapevolezza che quella non poteva essere la sua vita. Dopo tre anni lascia la divisa e si butta nel mondo del lavoro. Entra in un’azienda che opera nella manutenzione di piccoli elettrodomestici. “Io il Pignone non lo conoscevo proprio – ricorda -. Fu un amico a dirmi di fare la domanda”. Attualmente guadagna 1.350-1.400 euro al mese (“facendo anche i turni di notte”) e comincia a pensare alla pensione: “dovrei andarci nel 2013”. Ma questo non significa che voglia fermarsi, “ci sono tante cose che potrò fare, tante associazioni di volontariato”.

E il manager dell’anno? Non sembra che questo premio sia stato già istituito. Sarebbe opportuno istituirlo comunque. Quanto meno per “par condicio”. E potrebbe diventare manager dell’anno Marchionne? Forse i suoi colleghi sarebbero d’accordo, sicuramente la maggioranza degli imprenditori proprietari delle grandi aziende. Non so quale preferenza esprimerebbe la Marcegaglia (qualche problema Marchionne alla Confindustria l’ha creato…) . La famiglia Agnelli sarebbe certo favorevole (ormai sono abituati a dire sempre di sì a Marchionne…). Ma non credo proprio che la maggioranza dei dipendenti italiani della Fiat sarebbero d’accordo. Nonostante questo, è probabile che Bonanni ed Angeletti, invece, sarebbe comunque favorevoli. A prescindere...


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