La versione di Ruby

par Giacomo Nigro
sabato 6 aprile 2013

Le bugie ci sommergono.

Ruby, la giovane marocchina dei festini di Arcore ha recentemente inscenato una manifestazione sui gradini del Palazzo di Giustizia di Milano leggendo un forbito testo di autodifesa, ma il pezzo forte della sceneggiata si è realizzato quando ha mostrato un vecchio passaporto su cui c'era scritto il nome Mubarak dichiarando di averlo aggiunto, per attribuirsi una finta parentela con l'ex presidente egiziano, all’incredibile scopo di costruirsi una vita parallela. A diciassette anni si ha già bisogno di vivere due vite?


"Non sono una prostituta, devono ascoltarmi. Per colpire Berlusconi la stampa ha fatto del male a me. Non ho mai avuto rapporti sessuali a pagamento e mai con il Cavaliere. Oggi ho capito che contro di lui è in corso una guerra e io ne sono rimasta coinvolta, ma non voglio che la mia vita venga distrutta. Voglio essere ascoltata per dire la verità, voglio difendermi da bugie e pregiudizi", questa la conclusione della pièce condita da calde lacrime.

Era il pezzo che mancava alla telenovela che ci affligge nostro malgrado, ora sarebbe interessante capire chi scrive i copioni delle innumerevoli puntate che per altro sono zeppe di bugie eclatanti, l’ultima e più grossa delle quali è questa: "Trovo sconcertante e ingiusto che nessun giudice voglia ascoltarmi!" ha detto Ruby quando è notorio che è stata convocata e si è resa irreperibile.

Ciò che più inquieta è che le bugie paiono passare sulle nostre coscienze impunemente, le beviamo ed andiamo avanti nelle nostre vite con gli occhi foderati di prosciutto, ma è possibile continuare così sotto gli occhi del mondo?


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