La truffa delle centrali a biomasse

par Samanta Di Persio
venerdì 12 luglio 2013

La Regione Abruzzo nel 2004 ha sottoscritto un accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente avente ad oggetto l’attuazione di un programma per la valorizzazione delle biomasse nel territorio della Regione Abruzzo.

L’obiettivo è attivare filiere efficienti per la valorizzazione della biomassa a scopo energetico in quanto il patrimonio forestale consistente va difeso e valorizzato attraverso una gestione ispirata ai principi della sostenibilità. Proprio in questa ottica va considerata la risorsa legno che può essere utilmente destinata alla produzione della energia rinnovabile. Queste erano le motivazioni con cui lo stato e la nostra regione firmavano l’accordo. Ovviamente non è andata così sola per la nostra regione, anche in Piemonte c’è stato un percorso simile che però, già dal 2010, ha trovato come primo oppositore il WWF.

L’associazione ambientalista sostiene che il progetto energetico da biomasse forestali della regione Piemonte, ma si può applicare a tutte le regioni, sia uno sperpero di denaro pubblico e un enorme danno ambientale. Il legno non è un materiale abbondante e gratuito è un materiale prezioso, limitato e di enorme valore bio-ecologico, un patrimonio da trasmettere alle generazioni future. 

Dal punto di vista energetico, il legno si caratterizza per avere un contenuto energetico pari a circa un quarto di quello del gasolio. Prendendo in considerazione le tecnologie consolidate, gli standard degli impianti termoelettrici alimentati a biomasse sono caratterizzati da rendimenti elettrici bassi, attorno appena al 26%, con valori sensibilmente inferiori alle altre tecnologie usate oggi in Italia: olio combustibile (36%), carbone (42%) e turbogas a ciclo combinato (56%). Una centrale a biomassa da 10MW elettrici assorbe tutta la produzione di legname di oltre 7500 ettari, significa che bisogna rastrellare il legname in un raggio di decine di chilometri, con trasporti che richiedono migliaia di camion. Per una centrale da 10MW servono 4600 camion da 20t l’anno.

A L’Aquila si sono avviati i lavori per una centrale a biomasse da 4,9MW, il progetto è stato accolto con benevolenza da Confidustria, Cgil, Cisl per l’uscita dalla crisi: creerebbe circa novanta posti di lavoro. Ma dai conti sull’utilità della centrale si evince che si tratterebbe di un’attività con caratteristiche sfavorevoli, quindi come mai si continuano a promuoverle? La risposta sta in un sistema di incentivi eccessivi, che non ha eguali in altre nazioni europee, che però non prende in considerazione i costi ambientali che dovrebbero essere invece un vincolo.

L’utilizzo del legname per produrre energia altererebbe e distruggerebbe ecosistemi forestali. Inoltre la combustione del legno crea sostanze nocive (ossidi di azoto, polveri sottili, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici, nichel, diossina, acido cloridrico ecc) in quantità maggiore di altri combustibili. In Piemonte il TAR di Torino ha fatto bloccare la centrale di Luserna S.Giovanni, valutando che l’interesse all’uso di energia rinnovabile non può oltrepassare la tutela della salute dei cittadini, a L’Aquila bisognerà aspettare il 6 novembre per la pronuncia del TAR.


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