"La truffa dei Logan": una (felice) famiglia di ladri
par Francesco Grano
mercoledì 6 giugno 2018
Negli anni passati Steven Soderbergh ha annunciato il suo ritiro dalla regia per poi smentire se stesso e, così, continuare sulla sua via autoriale e filmografica. Questa volta il regista di Traffic ed Erin Brockovich, coadiuvato dall’ottima sceneggiatura di Rebecca Blunt, dà vita a un film dal sentore di nuovo e molto (ma molto) divertente. A metà strada tra commedia corale ed heist movie (senza dimenticare gli scorci da buddy movie) La truffa dei Logan (Logan Lucky, 2017) si rivela una piacevole sorpresa, dal sapore decisamente indie e che riesce a tenere alta l’attenzione dello spettatore. Se il fulcro principale delle vicende è ricoperto dal colpo da mettere a segno, contemporaneamente La truffa dei Logan offre uno spaccato di vita quotidiana degli Stati Uniti del Sud, quelli formati dalla classe operaia e dai ceti meno abbienti in netto contrasto con la borghesia arricchita e ottusa, che sfoggia mega ville e intere collezioni di auto di lusso, in cui il massimo del divertimento è una corsa NASCAR oppure guardare le bambine sfilare e sfidarsi su un palco nei ruoli miniaturizzati di reginette di bellezza (Little Miss Sunshine docet); una parte di Nazione, questa, in cui si incrociano evoluzione urbana e ruralità e dove non c’è spazio e rispetto alcuno verso chi ha servito il proprio Paese anche a caro prezzo.
In fondo, ancor prima di essere un film di rapina – anche se in salsa leggera –, il ventottesimo lungometraggio cinematografico di Soderbergh è una riflessione sui rapporti umani, sociali e familiari all’interno del XXI secolo. Non a caso il Jimmy Logan interpretato con carisma da Channing Tatum non solo è un fratello amorevole ma, al tempo stesso, oltre ad essere un padre affettuoso nei confronti di sua figlia Sadie, è un padre putativo anche verso suo fratello Clyde e sua sorella Mellie, un uomo capace di andare contro ogni pregiudizio imputato nei confronti della sua originale ma unita famiglia. Il nucleo familiare riveste, al centro di La truffa dei Logan, un ruolo di tutto rispetto in quanto capace di far andare lo spettatore oltre l’abusato e stereotipato aggettivo di losers, di perdenti nonostante le avversità della vita: per forza di cose e per poter riuscire a sbarcare il lunario, i Logan si ritrovano a improvvisarsi criminali, trasformandosi – per l’esigenza – in una (felice) famiglia di ladri.
Se da una parte c’è una buona dose di sociologia e antropologia, dall’altra parte La truffa dei Logan sfoggia il suo vero arsenale da divertissement a base di humour, momenti demenziali ma non banali, citazioni, autocitazioni e scene in cui sembra di (ri)vedere lo spirito filmico dei fratelli Coen e di Wes Anderson. Merito di un variegato e perfetto cast, il cui vero mattatore è Daniel Craig nei panni dell’intelligente e (per l’occasione) biondo platino ladro professionista, La truffa dei Logan affronta con leggerezza (ma non per questo con meno interesse) temi delicati e drammatici come le crisi economiche, la perdita del lavoro e la diversità fisica senza appesantire la visione e la mente del fruitore semmai, minuto dopo minuto, appassiona e coinvolge come un ottimo action thriller, nonostante la sua natura comedy, confermandosi come il nuovo colpaccio messo a segno da Steven Soderbergh e, al tempo stesso, una ventata di freschezza cinematografica e di buoni sentimenti in questo inizio estate.